Dopo Charlie Hebdo, l’Italia si prepara a contrastare il terrorismo

Pubblicato il 11 Gennaio 2015 alle 15:35 Autore: Riccardo Bravin
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L’Italia, pur mantenendosi cautamente ottimista, non sottovaluta affatto il rischio terrorismo in Italia e in questi giorni, ancora segnati dai tragici avvenimenti francesi, numerosi esponenti delle istituzioni si stanno interrogando sull’atteggiamento che il nostro paese deve avere di fronte il terrorismo.

Le dichiarazioni più autorevoli e significative provengono stamane dal ministro degli Esteri, Paolo Gentiloni, il quale intervistato da Repubblica paventa come probabile e addirittura auspicabile un intervento militare da parte dell’italia per fermare l’avanzata del Daesh (sigla islamica dell’Is): “Il non-intervento è illusorio e pericoloso, così come sarebbe ancora più pericoloso pensare che il tema non riguardi noi, ma che ci sia qualcun altro – gli americani – che lo faccia per noi. Per battere il Daesh c’è una coalizione di 60 paesi. E per questo il Governo chiede unità al Parlamento non solo per rafforzare e riorganizzare il dispositivo che contrasta il terrorismo all’interno del Paese, ma per combatterlo fuori. Una linea isolazionista nuoce al Paese in termini di sicurezza, di economia, di tenuta dell’Italia”.

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Gentiloni, pur riconoscendo il ruolo del dialogo e dell’integrazione non vede alternative all’intervento militare per combattere la minaccia terroristica: “ Illudersi che possa essere fronteggiata senza intervenire, astenendosi, credendo di poterci chiudere nelle nostre frontiere è un’idea pericolosa»

Più rassicuranti invece appaiono i toni di Angelino Alfano, il quale tuttavia ci tiene a non sottovalutare la minaccia: “In Italia non abbiamo segnali di minacce specifiche, ma questo non vuole dire che l’allerta non rimanga altissima.” Alfano nell’intervista rilasciata al Messaggero, pone l’accento per battere il terrorismo sulla cooperazione internazionale e sull’attivazione della direttiva sul “Passenger Name Records” per controllare le liste di imbarco e scongiurare il pericolo dei foreign fighters. Il ministro dell’interno tuttavia nell’intervista invita con forza a non fare confusione fra immigrazione e terrorismo.

Le misure del governo tuttavia non sono esenti da critiche, infatti oggi Fabrizio Chicchitto dalle pagine del Mattino lamenta uno scarso intervento militare dell’Italia nelle zone “calde” dove si anniderebbero le forze dell’Isis: “Prima si fanno discorsi apocalittici sull’Isis e poi i bombardamenti sono un quinto rispetto a quelli contro la Libia di Gheddafi e a combattere ci sono solo i curdi, ai quali speriamo possa finalmente unirsi anche l’esercito iracheno” mentre l’ex ministro dell’integrazione Andrea Riccardi parlando su Avvenire sostiene la necessità di un maggiore sforzo di integrazione con i paesi del medio – oriente: “Bisogna fare ogni sforzo per la sicurezza, che implica il massimo di collaborazione tra le intelligence e le polizie europee, ma anche puntare sull’integrazione”