Matteo Renzi avanza spedito verso le europee. Entro quella data il dl lavoro dovrà essere pubblicato sulla gazzetta ufficiale. Senza rinvii ma soprattutto, si spera, senza rimpianti. Quest’oggi la Camera ha dato il via libera con 283 voti favorevoli, 181 contrari e un astenuto. Ora, come previsto, il decreto legge arriverà in Senato dove sono annunciati tafferugli e veti trasversali dai diversi gruppi. Anche interni alla maggioranza.
Per evitare la bagarre anche a Montecitorio ed evitare la palude degli emendamenti, il premier ieri aveva posto la fiducia sul decreto: 344 sì e 184 no. “Il Nuovo Centrodestra per senso di responsabilità ha votato alla Camera la fiducia al dl sul lavoro, ma, in seconda lettura al Senato, sarà necessario trovare un punto di mediazione per introdurre modifiche” ha annunciato l’ex presidente del Senato Renato Schifani, chiarendo la posizione di Ncd sul decreto. Sempre sul fronte della maggioranza, espressamente contrari Maurizio Sacconi (senatore Ncd in commissione lavoro) e anche il ministro della Salute Beatrice Lorenzin che ha dichiarato: “Sono convinta che sarà riportato più vicino al testo originale varato dal Governo. Il dispiacere è che in Commissione Lavoro Forza Italia abbia seguito la sinistra Pd in emendamenti peggiorativi”. Anche Scelta Civica promette di cambiare il testo modificato dalla minoranza Pd. Si attendono lumi. Da segnalare la protesta dei grillini che hanno esposto dei cartelli con la scritta: “schiavi moderni”.
Le novità più importanti del decreto sono essenzialmente tre: fino a cinque rinnovi in tre anni per i contratti a tempo determinato senza causale; semplificazione delle norme sull’apprendistato; sconto sui contributi. In particolare 5 rinnovi senza causale (massimo 36 mesi) per i contratti a termine e contratti di apprendistato vincolati alla conferma del 20% degli apprendisti. Dai banchi del governo si sono comunque mostrati fiduciosi sia il ministro del Lavoro Poletti (“credo che siamo nelle condizioni di chiudere”) che il responsabile del Viminale Angelino Alfano (“il decreto non corre rischi al Senato”).
Il decreto dovrebbe arrivare a Palazzo Madama martedì prossimo. In caso di modifiche (il Pd ha 8 esponenti su 25 in commissione Lavoro) si tornerà a Montecitorio. Entro il 20 maggio, il dl dovrà diventare legge dello Stato. Ultimo gradino da scalare in vista delle europee. Ma più che un gradino, sembra una montagna.
Giacomo Salvini