Da Parigi. 7 gennaio 2014: il giorno del lutto. 11 gennaio 2014: il giorno della Marcia Repubblicana per la revanche libertaria di un Paese intero. Il quotidiano francese Le Monde ha stimato in 4,5 milioni (3 in provincia e 1,5 nella sola Parigi) i partecipanti alla manifestazione che – a detta del Presidente François Hollande – ha reso la Ville Lumière “Capitale del mondo” per un giorno.
Place de la République, Bastille, Nation sono stati i punti di ritrovo di un triangolo di passione civile e democratica, nei quali un popolo è ruscito a sfumare i propri “La Rabbia e l’Orgoglio” del dopo-attentato al settimanale satirico Charlie Hebdo con il vecchio refrain sessantottardo “Una risata vi seppellirà”. Famiglie, studenti, individui di ogni estrazione e generazione hanno sfilato al grido di “Je Suis Charlie”, sintesi perfetta per l’era tweet del messaggio di solidarietà che si è levato dapprima sui media e oggi nel corso della manifestazione.
#JeSuisCharlie ma non solo: la mordacia dissacrante dei vari Wolinski, Charb, Tignous e Cabu riecheggiava attraverso citazioni (“Dio non esiste. Restate dove siete”) e infinite prime pagine di Charlie Hebdo fatte proprie dalla gente.
Un rassemblement sì in memoria delle penne cadute per mano fanatista, ma soprattutto in nome della libertà di espressione tout court, un valore non negoziabile capace di valicare ogni confine geografico – al di là dei Capi di Stato presenti in prima fila alla Marcia, tra i “semplici” cittadini sventolavano svariate bandiere straniere, da quella di Israele passando per il Brasile, Cuba fino a quella Amazigh, simbolo della comunità berbera del Marocco.
La feroce ironia laicista degli eroi di Charlie Hebdo non ha dissuaso gruppi di credenti dal prendere parte alla solidarietà collettiva, che fossero suore cattoliche o giovani ragazze musulmane con velo, la cui presenza testimoniava il più netto rifiuto del temuto “amalgama” con l’Islam radicale.
Marine Le Pen a Beaucaire
La “stigmatizzazione delle comunità musulmane” figurava peraltro tra gli argomenti del Partito Socialista a giustificare il mancato “invito” del Front National alla marcia repubblicana. Il suo leader Marine Le Pen ha quindi spronato i suoi sostenitori a manifestare in provincia, lontano da una piazza parigina figlia di una “manovra politica” ordita ai danni dell’estrema destra.
Le Pen ha voluto omaggiare le vittime dell’attentato di mercoledì a Beaucaire, comune di 16mila abitanti del dipartimento del Gard e uno delle “conquiste” FN dopo le municipali dello scorso marzo. Il sindaco Julien Sanchez ha accolto l’esponente “Bleu Marine” Gilbert Collard e il suo presidente di partito, che ha rilanciato la polemica con gli organizzatori della Marche e il PS: “Ero pronta ad andare ad una manifestazione di unità nazionale, ma alcuni partiti politici hanno rotto questa unità, facendo del Front National, che rappresenta il 25% degli elettori, una persona non grata. Li lascio alla loro piccola politica. Io sono qui dove devo essere, in mezzo ai francesi”.
Marine Le Pen ha parlato davanti a circa un migliaio di persone, che non hanno rinunciato allo slogan “Io sono Charlie” (malgrado l’abissale distanza culturale tra i suoi redattori e la politica frontista), pur alternandoli ai vari “Marine présidente” e “On est chez nous – Siamo a casa nostra”, cori che accompagnano i meeting del “nuovo” Front National dal 2011 in poi.
Gli altri eletti locali del Rassemblement Bleu Marine, fedeli alle disposizioni del vertice, hanno anch’essi organizzato delle manifestazioni circoscritte: è stato il caso del comune di Hénin-Beaumont con il primo cittadino Steve Briois e di Fréjus con David Rachline. La marea repubblicana a Parigi e la “decentralizzazione” della solidarietà nazionale operata dal Front National hanno rivelato, una volta di più, l’idiosincrasia culturale tra i Le Pen e le grandi città.
Jean Marie rievoca il 2002
Anche il presidente onorario del Front National, Jean-Marie Le Pen, si è ben guardato dal “benedire” la Marcia Repubblicana: “Io non sono Charlie”, ha affermato il vecchio leader in un video, “Sono colpito dalla morte di 12 compatrioti, ma erano gli stessi che chiedevano lo scioglimento del FN”.
Il padre dell’estrema destra francese ha inoltre commentato la novella “Union Sacrée” di piazza come un evento “Orchestrato dai media contro il FN”: di “Complotto Mediatico”, Jean-Marie Le Pen parlava già nel 2002, quando il candidato della destra radicale riuscì ad issarsi al secondo turno delle Elezioni Presidenziali (poi vinte dal post-gollista Jacques Chirac).
Le Pen ha ricordato “Le manifestazioni organizzate tra il primo e il secondo turno contro il FN con la complicità dei media, che fecero esplodere l’affare Carpentras”, cittadina della Vaucluse che nel 1990 fu teatro della profanazione neo-nazista di alcune tombe del cimitero ebraico, per la quale si fece riferimento a presunte complicità lepeniste.
Proprio la mobilitazione seguita ai fatti del 21 aprile 2002, sorta di “11 settembre politico” per la V Repubblica francese, fu l’ultimo grande cordone sanitario popolare prima della piazza odierna, con 500 mila persone a sfilare allora per esorcizzare un Eliseo lepenista.
Quasi 13 anni dopo, la Francia oscilla di nuovo tra la “conventio ad excludendum” nei confronti di Marine Le Pen (esclusa dalla Marcia Repubblicana) e la tentazione populista in vista delle Presidenziali 2017, stavolta decisamente più realistica. Per un popolo metropolitano e internazionalista che risfodera Marianne e la Dichiarazione dei Diritti dell’Uomo, ce n’è un altro – periurbano, rurale e de souche – che colma il vuoto politico con una scelta identitaria e antieuropea.
Niccolò Inches (Twitter: @niccolink)