Con oggi si apre la settimana delle dimissioni di Giorgio Napolitano. In realtà, nessuna sorpresa. Ormai da fine novembre si parla di mercoledì prossimo, data di chiusura del semestre italiano alla Presidenza Ue, come il punto di non ritorno del governo Renzi. E della politica italiana tutta. Si conclude infatti un novenato non previsto dalla Costituzione e si apre una fase nuova, tutta da scoprire. Il giochetto ormai stucchevole del toto-nomi per il Colle si è affievolito negli ultimi giorni a discapito delle doverose cronache parigine. Siamo sicuri però che il tutto riprenderà istantaneamente quando l’inchiostro smetterà di scorrere sul dibattito “guerre di religioni/scontro di civiltà”. Già stamane sono due le notizie da riportare: in primis, il Capo dello Stato ha fatto sapere tramite una nota ufficiale di aver ricevuto Matteo Renzi e Maria Elena Boschi per fare una “ricognizione” sulle riforme in campo (elettorale, costituzionale) e, in secundis, il risultato del sondaggio di Ixè per Agorà (Rai 3) secondo cui l’86% degli italiani ammette che Napolitano “fa bene” a lasciare il Colle in anticipo.
Se è vero che il toto-nomi è partito già da parecchio tempo, solo negli ultimi giorni però anche alcuni importanti quotidiani hanno deciso di tastare il polso dei propri lettori convocandoli alla votazione del sondaggio “Chi vorreste al Quirinale?”. Non certo per promuovere una riforma presidenzialista, ma semplicemente per capire se i nomi circolanti nelle stanze di palazzo ricalcano a grandi linee le volontà dei cittadini (tutti possono esprimersi). Prendiamo per esempio Il Fatto Quotidiano: a domenica, il più votato risultava essere Stefano Rodotà (11419 voti), seguivano Ferdinando Imposimato (5409) e Gustavo Zagrebelsky (3207).
Completavano la top five Romano Prodi (2608) ed Emma Bonino (2214). Stessi nomi, ma con diversa gerarchia, nel sondaggio del Corriere della Sera. Qui, Emma Bonino la fa da padrone staccando tutti gli altri con il 26% dei votanti. Dietro Prodi e Rodotà (13 e 12%), poi Gino Strada (5%), l’amore platonico berlusconiano Gianni Letta (4,4%) e infine Mario Monti (4,2%). Queste le top five. Naturalmente spuntano anche nomi meno istituzionali come Fulvio Abbate, Milena Gabanelli, Dario Fo, Ilda Boccassini…
Intanto scaldano i motori anche i bookmakers. Secondo Paddy Power il favorito rimane Prodi quotato 8 volte la posta. Seguono Rodotà (9), D’Alema, Bonino e Veltroni (11) mentre per Giuliano Amato e Laura Boldrini, addirittura 17. Con le scommesse, si sa, è d’obbligo tentare anche soluzioni impervie. Per i più audaci si può scegliere Elena Cattaneo e Sabino Cassese (34 volte la posta), Piero Grasso (41), Raffaele Cantone (81) e, botto finale, Umberto Eco quotato a 100.
Nel gran trambusto non si muovono solo giornali, telecamere e sondaggisti. Anche nelle stanze dei bottoni la partita è iniziata da qualche settimana. E arrivano le prime smentite (tattica o realtà?). Franco Marini, impallinato dai franchi tiratori democratici nell’aprile di due anni fa dice all’agenzia Agi che per lui la “questione Quirinale si è chiusa con il fallimento del 2013”. Da pochi minuti, purtroppo, è arrivata anche la confessione choc di Emma Bonino che a Radio radicale ha dichiarato di “avere un tumore ai polmoni” per cui ha iniziato una “chemioterapia che durerà circa 6 mesi”. Questo non le impedirà di continuare il suo impegno politico ma le sue attività “dovranno essere organizzate in base alle esigenze mediche”. Dispiace collegare carriera politica e salute, ma per dovere di cronaca non possiamo esimerci dal costatare che, dopo questa dichiarazione, la sua candidatura non verrà probabilmente presa in considerazione.