Giorgio Napolitano: l’addio al Quirinale. Lo stesso Presidente della Repubblica ha confermato l’intenzione di lasciare il Colle nel suo discorso di fine anno. Oggi ha firmato le dimissioni ed è tornato nella sua casa nel quartiere Monti a Roma.
La vita politica di Napolitano
Chi è Giorgio Napolitano che dopo 9 anni di presidenza lascia il Quirinale? Uomo delle istituzioni, non solo del Colle. E soprattutto, per quasi mezzo secolo, tra i leader del partito comunista italiano, dove entra nel ’45, prima sotto la guida di Togliatti, poi di Longo e Berlinguer.
Per Giorgio Napolitano i nove anni al Quirinale, che si chiuderanno nei prossimi giorni, arrivano dopo una lunghissima carriera politica. Nel partito fondato da Gramsci, tiene una posizione sempre coerentemente orientata a quella che poi – negli anni ’70 e ’80 – è stata chiamata la linea migliorista del partito.
Con Berlinguer segretario è lui il leader dei riformisti del Pci, che già prima dello strappo con Mosca del 1980 aveva scelto la socialdemocrazia, battendosi, a Botteghe Oscure, per il dialogo con il Psi di Bettino Craxi. Nel triennio 1976-79 è responsabile della politica economica del Pci e dal 1986 dirige la commissione per la politica estera e le relazioni internazionali. Dal luglio del 1989 è ministro degli esteri nel governo-ombra del Pci. Poi, con la svolta della Bolognina, quando Occhetto cambia il nome al Pci, aderisce al Partito Democratico della Sinistra, facendo parte della direzione e del coordinamento politico. Napolitano fu il primo dirigente del Pci a ottenere il visto di ingresso per gli Stati Uniti d’America.
Fu proprio l’esponente riformista del Partito comunista, infatti, il primo a sbarcare negli Usa, invitato da un gruppo di università americane nel 1975. Ma per arrivare nel Nuovo Continente deve aspettare tre anni. In un primo momento il nulla osta gli fu negato. Un ‘errorè che fu corretto durante la presidenza di Jimmy Carter e nell’aprile del 1978 a Napolitano fu concesso di entrare negli Stati Uniti per un soggiorno di due settimane. Eletto deputato per la prima volta nel 1953, sarà sempre riconfermato in Parlamento, fino alla nomina a senatore a vita, nel 2005.
Dal 1981 al 1986 è presidente del Gruppo comunista e dal 1989 al 1992 è membro del Parlamento europeo. Nella XII legislatura fa parte della Commissione affari esteri ed è membro della delegazione Nato e Presidente della Commissione speciale per il riordino del settore radiotelevisivo. Nel 1992 viene eletto presidente della Camera dei deputati, al posto di Oscar Luigi Scalfaro, che nel frattempo ha traslocato al Quirinale. Mai sopra le righe, nemmeno nei passaggi più difficili della storia repubblicana, Napolitano resta sullo scranno più alto di Montecitorio per due anni, fino al 1994, in piena bufera di Tangentopoli.
Nel governo Prodi diviene ministro dell’Interno, dal 1996 al 1998. I suoi due anni al Viminale saranno ricordati in particolare per la legge sull’immigrazione, firmata insieme a Livia Turco. “Grazie alla nuova normativa – spiegava lo stesso Napolitano – potemmo reggere prima all’intensa pressione migratoria dall’Albania, concludendo accordi di collaborazione straordinaria con il governo di Tirana, e nell’estate del 1997 all’ondata che dall’Africa settentrionale raggiungeva le coste della Sicilia”. Senatore a vita dal settembre del 2005, nominato da Carlo Azeglio Ciampi, poco meno di un anno dopo, diventerà l’undicesimo Presidente della Repubblica.
Reazioni e commenti
L’addio di Napolitano è stato salutato da tutto il mondo della politica. E se governo e maggioranza hanno ringraziato il presidente per il ruolo svolto, le opposizioni, tra cui M5S, Forza Italia e Lega, hanno giudicato negativamente il novennato del Capo dello Stato. Il premier Matteo Renzi ha salutato così l’ormai ex presidente: “In questo momento la figura di Giorgio Napolitano deve richiedere gratitudine, emozione e commozione per il lavoro svolto. Oltre ad aver gestito momenti delicati di tenuta istituzionale ha dimostrato una straordinaria intelligenza politica tanto che tutti i partiti tranne che M5s gli hanno chiesto di rifare il presidente”. Omaggi a Napolitano arrivano anche da Berlino “Si è trattato di un presidente di grande significato per l’Italia, a cui il Paese deve molto”. Papa Francesco ha espresso “sincera stima e vivo apprezzamento per il suo generoso ed esemplare servizio alla Nazione italiana, svolto con autorevolezza, fedeltà e instancabile dedizione al bene comune: la sua azione illuminata e saggia ha contribuito a rafforzare nella popolazione gli ideali di solidarietà, unità e concordia”. Grillo ha invece usato l’ironia per commentare le dimissioni del presidente: “Napolitano oggi ne ha firmato una giusta: le sue dimissioni. Ora il M5S gli fa una proposta a nome di tutti gli italiani! Si faccia ricordare così», ovvero rinunciando alla carica di senatore a vita”.
— Matteo Renzi (@matteorenzi) 14 Gennaio 2015
#Napolitano si è dimesso. Grazie #GiorgioNapolitano — Emanuele Fiano (@emanuelefiano) 14 Gennaio 2015
Ultimo giorno di #Napolitano al Quirinale, non piango! Si parla di #Veltroni al suo posto? Per carità! Non doveva trasferirsi in Africa??? — Matteo Salvini (@matteosalvinimi) 14 Gennaio 2015
#Napolitano buon Presidente della Repubblica, politico e contestato (anche da me), ma con senso Stato e sua weberiana etica responsabilità. — Carmelo Briguglio (@c_briguglio) 14 Gennaio 2015
#Napolitano Italia non è unita e serena perchè politiche da lui volute ci stanno rovinando. Il #peggiorpresidente dell’Italia repubblicana
#Napolitano si é dimesso. Finalmente una buona notizia! Saluti al #peggiorpresidente che la repubblica abbia avuto, servo degli speculatori.
— Paolo Ferrero (@ferrero_paolo) 14 Gennaio 2015
Ora che #Napolitano si é dimesso chi sposterá i magistrati che pizzicano gli intoccabili? @monitinapolitan tu che dici?
— GiuliaGrilloM5S (@GiuliaGrilloM5S) 14 Gennaio 2015
#GraziePresidente. Come si dice dalle mie parti: ci hai tenuti all'onor del mondo!
— Pier Luigi Bersani (@pbersani) 14 Gennaio 2015
Napolitano rinunci alla carica di Senatore a vita!
#NapolitanoTornaaCasa: http://t.co/48XAsoWIcr pic.twitter.com/Pl1Pz83GBB
— Beppe Grillo (@beppe_grillo) 14 Gennaio 2015