Il dopo Napolitano è già cominciato. Se l’ormai ex inquilino del Quirinale si è definito ‘felice di esser tornato a casa’, un po’ meno lo sono i partiti che l’avevano votato per la seconda volta un anno e mezzo fa, dopo la bocciatura di Prodi. Il Pd è probabilmente il partito più in difficoltà. Mai, comunque, come nell’aprile 2013: i 101, le dimissioni di Bersani e la rielezione di Napolitano al Quirinale.
Oggi al Nazareno c’è Renzi ed il suo potere sembra pressoché illimitato: è il premier, ha stravinto le primarie e le elezioni europee 2014. Ma la composizione parlamentare non gli è così affine quanto la nuova dirigenza quarantenne. Sono parlamentari eletti con Bersani, per la maggioranza dei casi. La prima faccenda da sbrigare per Renzi è la segreteria, convocata per domani alle 07:30. Ma la composizione è cosa sua, non dovrà spendere energie. I veri problemi potrebbero affiorare giovedì alla riunione dei Senatori dem e venerdì alla direzione nazionale, due organi che rappresentano la totalità delle anime Pd. Anche l’opposizione, che per mezzo di Alfredo D’Attorre afferma: “credo che Renzi abbia il dovere di proporre il profilo di un presidente indipendente, che parli a tutti gli italiani, un garante delle istituzioni del paese e non del Patto del Nazareno”.
A proposito di Patto del Nazareno, Forza Italia si riunirà domani sotto forma di meeting fra il leader, Silvio Berlusconi, e gruppo a Palazzo Madama. Ore 19:00 al parlamentino di Palazzo Grazioli per esaminare la situazione politica e definire le prossime mosse sul Quirinale. Ma se non il Pd non volesse accordarsi con FI, non potrebbe fare a meno di cercare una sponda nell’altra grande forza politica in Parlamento e nel paese, il Movimento 5 Stelle. Il gruppo fondato da Grillo riunirà proprio stasera l’assemblea dei Deputati (mentre giovedì si incontreranno i Senatori) per delineare le scelte durante le prossime fasi: riforme, ‘restitution day’, nuove cariche interne e comunicazione formano l’odg pentastellato. Senza scordare il Quirinale, ruolo per il quale, nell’aprile 2013, nacquero delle frizioni interne in ordine alla votazione o meno di Prodi