Prima del Colle, l’Italicum. Anzi, in contemporanea. Gennaio sarà una terribile mensilità per i lavori parlamentari. Da una parte la ricerca del nome che dovrà succedere a Napolitano, dall’altra la nuova legge elettorale. Che presenta nuovi emendamenti.
Quattro nuovi emendamenti sono stati presentati, infatti, dalla maggioranza parlamentare (Partito Democratico, Nuovo Centrodestra, Scelta Civica ed altri), per mezzo dei capogruppo e di Anna Finocchiaro, Presidente Commissione Affari Costituzionali a Palazzo Madama. Riguardano il premio di maggioranza (innalzato al 40%), la norma anti-flipper (i voti di un collegio non potranno essere calcolati in un altro, prodromo del ‘gerrymandering method’ a stelle e strisce) e la delega di designare i 100 collegi assegnata all’esecutivo. L’ultimo emendamento, il quarto, non ha visto l’approvazione, e quindi la controfirma, di Forza Italia, che invece aveva sottoscritto i precedenti: quest’ultimo, fra gli emendamenti, riguarda l’abbassamento dello sbarramento al 3% e l’attribuzione del premio di maggioranza alle singole liste invece che alla coalizione intera. Finocchiaro tenta, ancora, la ricerca dell’unità, quando afferma: “gli emendamenti della maggioranza sono ovviamente sub-emendabili”.
Si tenta il dialogo, certo. Anche perché in controluce vi è l’elezione del nuovo Capo dello Stato. Ma questa politica, evidentemente, non paga con la Lega Nord guidata da Matteo Salvini, sempre più competitor principale di Renzi. Il Carroccio, infatti, ha presentato ben 40.000 emendamenti. “Stavolta abbiamo fatto il record, visto che la maggioranza ancora non ci ha fatto vedere il suo emendamento. E così saranno costretti ad aprire una discussione vera”, ha promesso il senatore Roberto Calderoli, che parla del premier come un problema. Ecco perché, conclude Calderoli: “prima Renzi va a casa meglio è”,
Daniele Errera