La ghost-writer di Renzi a Panorama: “Dimissioni perché non mi pagava”

“Fatti non foste a viver come bruti, ma per seguir virtute, cioè virtù, e conoscenza (sarebbe canoscenza, ndr)”. Così il premier Renzi, ieri, ha deciso di chiudere il semestre di Presidenza europea. A modo suo, con il ventiseiesimo canto dell’Inferno dantesco. Quello dei truffatori. Probabilmente, è stata solo un’idea sua o di qualche nuovo consulente visto che – come rivela il nuovo numero di Panorama – il premier da qualche settimana ha perso la sua fedelissima ghost-writer, Andrea Marcolongo. “Non sono mai stata pagata, a parte una mensilità” ha dichiarato al settimanale berlusconiano. Perciò ha deciso di inviare un’amara lettera al premier. Dimissioni irrevocabili.

“Scrittrice, grecista, soprattutto storyteller” si auto-definisce su twitter. Due immagini della sua Livorno (dove vive ma è nata a Milano), entrambi sulla Terrazza Mascagni che affaccia direttamente sul mare. 27 anni, allieva della scuola Holden del fedelissimo Alessandro Baricco. Su youtube c’è il suo discorso alla Leopolda ’13. Un breve pistolotto (3 minuti scarsi) in cui, come prassi renziana, Marcolongo deve scegliere una parola: “orgoglio”. Giaculatoria moralistica sull’Italia che non va, con il Renzi (camicia bianca con maniche tirate su), non ancora segretario/premier, inebetito alle spalle. Andrea conclude così: “il futuro di cui parla Matteo è molto simile a quello di cui voglio essere orgogliosa”. Applausi. Giù il sipario. Un anno e un governo dopo, lei non c’è. Alla Leopolda ’14. Assenza pesante.

Non veniva pagata, accusa Marcolongo. Scriveva i discorsi del premier, anche quelli pieni di metafore, allusioni, supercazzole. Ci va giù pesante: “Eravamo tutti così. Viaggi a Roma e lavori mai pagati, so di persone che si sono indebitate e sono andate dallo psicologo perché distrutti dalle promesse”. Promesse all’Europa, all’Italia e pure ai suoi ghost-writer. Mai mantenute, poi. Ahia, Matteo! Nonostante tutto, però, ammette Marcolongo “è stato un lavoro bellissimo, ero libera di scrivere tutto quello che volevo”.

 

Giacomo Salvini