La rete di riforme calcistiche ideata da Tavecchio per invertire la rotta del calcio italiano e far crescere il movimento nazionale per riuscire a tornare competitivi in Europa, per ora, latita. Tutte quelle belle parole del presidente federale durante la campagna elettorale che lo ha portato ai vertici della FIGC non hanno avuto un riscontro pratico. Il nuovo regolamento per l’iscrizione delle rose alla prossima serie A fortemente voluto dalla federazione, in realtà, ha già le sue falle. Nonostante la voglia di lasciare spazio ai giovani cresciuti nei vivai – non si specifica la nazionalità e la provenienza – non è detto che il movimento calcistico italiano e azzurro possa trarne giovamento.
Insieme a questa mancata opportunità per rinnovare buona parte dei club di massima serie, si aggiunge la mancata riforma del regolamento sul tesseramento. A ben vedere Tavecchio non lo aveva mai promesso in modo esplicito, ma era la speranza di tutti i tifosi italiani vedere una limitazione all’acquisto di giovani extracomunitari – che potrebbero comunque essere introdotti nei vivai e quindi registrati per il campionato -. Come si suol dire in Italia “fatta la legge trovato l’inganno”.
Questa mancanza di regolamentazione ulteriore ha favorito una spietata concorrenza per giocatori stranieri e, calcisticamente parlando, anzianotti. La passione incredibile – in senso letterale – della Juventus nei confronti di Pazzini e Sneijder, entrambi oltre le trenta primavere. La smodata ricerca della Sampdoria verso lo stagionato Eto’o. La battaglia fra Genoa e Roma per Borriello. L’asta per Floccari. Tutti giocatori che hanno già fatto il loro tempo e che potrebbero essere sostituiti dai tantissimi giovani italiani che sgomitano per trovare un posto in prima squadra in Serie A. Un esempio potrebbe essere quello del giovanissimo Federico Bonazzoli, la punta diciassettenne dell’Inter, ha già dimostrato di trovarsi a proprio agio fra i grandi e di non avere alcuna remora. Fino a pochi mesi fa si faceva un gran parlare, un gran bel parlare, riguardo a personaggi come Berardi, Gabbiadini e Zaza. Passata la stagione delle comproprietà, la Juventus non ci ha messo più di cinque minuti a decidere di lasciarli andare per la loro strada. L’unico ancora in quota è Berardi, su Zaza c’è una clausola per il riacquisto mentre Gabbiadini è stato velocemente girato al Napoli alla prima occasione utile per 6 milioni (più altri 6 finiti nelle casse della Sampdoria). Inutile ricordare che la Juventus ha preferito puntare sull’altrettanto giovane e spagnolo Morata, col senno di poi più acerbo di Zaza, e sta cercando di cedere in fretta Giovinco per un pungo di monete. Come scordare, inoltre, il caso di Cristante? Giovane e promettentissimo centrocampista del Milan ceduto per due noccioline in Portogallo per continuare a garantire il posto in prima squadra a gente come De Jong – che probabilmente non rinnoverà col Milan a fine stagione -.
Tutti questi piccoli casi, e molti altri, fanno intuire che i tanto decantati manager italici non sono riusciti ad adattarsi ai tempi di magra: tutti fenomeni a comprare gente come Kakà quando si hanno i soldi. Probabilmente la più grave lacuna dei nostri dirigenti riguarda la valutazione dei giovani da cedere: i movimenti che sono cresciuti maggiormente in questi ultimi anni sono quelli che hanno saputo far fruttare i propri giovani. Il caso esemplare potrebbe essere il Portogallo: non tutti i giovani portoghesi acquistati dai grandi club d’Europa – Cristiano Ronaldo a parte – è diventato un fenomeno, eppure le cifre che vi giravano attorno erano importanti. Verratti per quanto è stato acquistato dal Paris Saint-Germain?