Greta e Vanessa in Italia. Sono tornate ieri dopo che dal 31 luglio scorso si erano perse le loro tracce. Vanessa Marzullo e Greta Ramelli, erano state rapite in Siria ad Alabsmo, vicino ad Aleppo. Le due volontarie avevano fondato il Progetto Horryaty ed erano arrivate da poco in Siria. “Siamo tutti contenti, speriamo che Greta possa tornare a casa il più presto possibile e stare insieme alla sua famiglia”.
Attendono il ritorno in paese di Greta Ramelli, la cooperante rapita in Siria e liberata ieri insieme all’amica Vanessa Marzullo, i cittadini di Gavirate, il piccolo centro affacciato sul lago di Varese dove vive la ragazza.
“Vorrei ringraziare la Farnesina e tutte le istituzioni che hanno lavorato per la loro liberazione”, scrive su Facebook Roberto Andervill, anche lui residente nel Varesotto, che insieme a Greta e Vanessa aveva fondato il progetto Assistenza sanitaria in Siria – Horryaty. “Ringrazio tutte le persone che ci sono state vicine e che ci hanno sostenuto e difeso da attacchi ingiustificati e senza nessun senso. Ora ho il cuore colmo di gioia”.
Greta e Vanessa libere, polemiche sul riscatto
In tanti si chiedono se la conclusione dell’operazione gestita da Farnesina e intelligence sia passata da un riscatto. C’è chi ipotizza di 10-12 milioni di dollari. Ed ecco che scatta la polemica politica. Cosi il segretario della Lega Matteo Salvini: “Se veramente per liberare le due amiche dei siriani il governo avesse pagato un riscatto di 12 milioni, sarebbe uno schifo!”.
Ma ad escludere il pagamento di riscatto è il ministro degli Esteri, Paolo Gentiloni, intervenendo alla Camera sulla liberazione delle due ragazze italiane. “Siamo contrari al pagamento di riscatti. L’Italia – ha detto – in tema di rapimenti si attiene a comportamenti condivisi a livello internazionale, sulla linea dei governi precedenti: è la linea dell’Italia”.