“Gigolò per caso” (titolo originale “Fading gigolò”). Due grandi attori certo non belli, John Turturro e Woody Allen, sono la “strana coppia” dell’ultimo film di Turturro, una commedia malinconica ambientata nell’autunno di una incantevole New York.
Il regista italo-americano è protagonista del film nelle vesti di Fioravante, commesso di un negozio di fiori e di una libreria di rarità, che sta chiudendo perché “solo le persone rare comprano libri rari”. Fioravante non è giovane (Turturro ha 57 anni) e neppure particolarmente attraente, ma un uomo assolutamente comune, e dall’aria a tratti un po’ assonnata, che si trova a dover fare i conti con la crisi incombente, come il suo amico di vecchia data Murray (Woody Allen).
Nonostante questa apparente ordinarietà, Fioravante (che lavora con le mani e non ha paura di sporcarsi, essendo all’occorrenza anche elettricista e idraulico) è la prima persona che viene in mente a Murray quando la sua dermatologa, la dottoressa Parker (interpretata da una Sharon Stone in forma smagliante), gli confida di essere insoddisfatta della sua vita privata e desiderosa di “esperienze” nuove.
Dopo qualche esitazione iniziale, Fioravante, incoraggiato da Murray, scopre di rappresentare per le donne un magnete irresistibile, la perfetta incarnazione del desiderio. La dottoressa Parker, che lo usa per vendicarsi del disinteresse del marito, lo definisce un “livello superiore”; Selima (Sofia Vergara), bellezza tutta curve che con lui e l’amica vuole intraprendere un ménage à trois, lo stuzzica e lo riconosce come il suo tipo di uomo. Così Fioravante intraprende il mestiere più antico del mondo e Murray diventa suo manager: i due amici brindano al successo della neonata attività scegliendo, rispettivamente, come nome d’arte Virgilio e Bongo.
Questo equilibrio, però, è destinato a non durare a lungo. In un universo femminile complicato, popolato da donne ricche e licenziose che hanno bisogno dei favori del gigolò per mettere alla prova la loro capacità di attrazione verso gli uomini, irrompe Avigal, una splendida giovane vedova ebrea ortodossa (Vanessa Paradis, che ricorda incredibilmente una giovane Claudia Cardinale). Avigal piange letteralmente di gioia al suo tocco, inizio della fine della sua solitudine, al punto da affermare: “Tu porti la magia nella solitudine”. Lei è la madre pura del film, con sei figli avuti da un uomo prepotente che non amava, e Fioravante le insegna ad essere trattata con delicatezza, consegnandola all’innamorato di sempre (Liev Schreiber).
Nella sua carriera (tre decenni e più di settanta film come attore, tra cui quattro dei fratelli Coen e circa il doppio di Spike Lee, ed alcuni come regista) Turturro, quasi sempre cupo in volto, ha interpretato pazzi e vinti, maniaci e depressi, ma pochi ruoli romantici. Così ha scritto e diretto da sé quello di Fioravante.
“Gigolò per caso” è una commedia lenta e morbida, con momenti divertenti e tristi, immersa in una raffinata colonna sonora fatta di jazz e canzoni italiane (in particolare “Tu si’ ‘na cosa grande”, celebre pezzo di Domenico Modugno, cantato per l’occasione da Vanessa Paradis, già interprete di Avigal).
Divertente il personaggio di Allen, legato a una donna di colore con quattro figli a carico e oggetto di un singolare processo ad opera di un tribunale rabbinico; garbato e delicato quello di Turturro nei confronti di donne insicure e “vulnerabili”, come le definisce lo stesso Fioravante. “Ti sei mai chiesto che succede nella testa di una donna?”, gli chiede Selima a un certo punto. “Non sarei qui se l’avessi fatto”, le risponde lui.