Infografiche – Elezioni politiche 2015 Grecia
Domenica 25 gennaio la Grecia torna al voto per eleggere un nuovo governo, dopo il fallimento dell’elezione del nuovo Presidente della Repubblica che, in virtù della clausola presente all’articolo 32.4 della Costituzione ellenica, ha portato allo scioglimento del Parlamento e a conseguenti elezioni anticipate. La Grecia si presenta al voto in una situazione di avanzata frammentazione partitica, con una polarizzazione del dibattito politico – di cui il mancato accordo sul successore di Karolos Papoulias alla presidenza della Repubblica ne è una manifestazione esemplare – praticamente senza precedenti.
Saranno ben nove i partiti di un certo rilievo che si presenteranno alle elezioni del 25 gennaio. Oltre ai due grandi partiti rappresentanti di una tradizione bipartitica ormai perduta – i conservatori di Nuova Democrazia e i socialisti del PASOK, ormai ridotti ai minimi termini – tra i possibili protagonisti spicca Syriza, la Coalizione della Sinistra Radicale capeggiata da Alexis Tsipras e data come grande favorita per il successo elettorale.
La crisi economica che ha investito la Grecia negli ultimi anni, con l’intervento della Troika nel 2011 e l’inizio di un serio programma di austerity volto a scongiurare la crisi definitiva del debito sovrano ellenico, ha portato ad una notevole frammentazione del quadro politico.
Oltre ai tre attori principali già citati, sono emersi nuovi partiti. A partire dai neonazisti di Alba Dorata, sullo scenario politico da una ventina d’anni ma entrati per la prima volta in Parlamento soltanto nel 2012. A destra è nata anche ANEL, la formazione dei Greci Indipendentisti creata da Panos Kammenos, parlamentare espulso da Nuova Democrazia in seguito al rifiuto di votare la fiducia all’esecutivo tecnico guidato da Lucas Papademos.
Non meno frastagliata la situazione a sinistra. Oltre ad un PASOK in caduta libera e ad una Syriza – nata nel 2004 come coalizione e diventata partito unico solo a partire dal 2013 – che viaggia a gonfie vele, non vanno dimenticati i comunisti euroscettici del KKE, uno dei partiti più longevi della scena politica ellenica.
Tra le formazioni di recente formazione spiccano invece POTAMI – che si definisce un movimento antipartitico ma che racchiude in sé un mix di idee che vanno dalla socialdemocrazia al liberalismo sociale – e soprattutto KINIMA, il partito fondato pochi giorni fa dall’ex premier George Papandreou, in aperto contrasto con la posizione ufficiale del PASOK, accusato di essere ormai sempre più ripiegato sulle posizioni dell’ormai ex alleato di governo Nuova Democrazia. Senza dimenticare DIMAR, la Sinistra Democratica nata nel 2010 da una scissione interna a Synaspimos, la più grande componente presente in Syriza.
Elezioni Grecia, politiche 2015: il sistema di voto
Il sistema elettorale ellenico, riveduto nel 2007 ed ufficialmente attivo dalle elezioni del 2012, è un proporzionale rinforzato. Esso si traduce in un premio di maggioranza di 50 seggi per il primo partito, mentre i restanti 250 vengono distribuiti proporzionalmente tra i partiti che hanno superato la soglia di sbarramento del 3%, percentuale fissata per l’accesso in Parlamento. La durata della legislatura è fissata in quattro anni, salvo casi di scioglimento anticipato.
Questi i risultati, in termini di voti e di seggi, dal 1974 – anno di abolizione della monarchia – ad oggi (dal menù a tendina è possibile selezionare la tornata elettorale prescelta; inoltre, passando con il mouse sul grafico a torta, è possibile visualizzare ulteriori informazioni):
Questo invece l’andamento dei maggiori partiti dal 1974 ad oggi in termini di voti percentuali (da notare le seguenti particolarità: nelle elezioni del 1989 e del 1990 il KKE era compreso nella coalizione Synaspimos, poi divenuta partito a sé e base fondante dell’attuale Syriza; nel 1974 invece il KKE era compreso nella coalizione della Sinistra Unita (EA); EDIK nel 1974 era denominato EK):
Rischio remake maggio 2012?
I sondaggi dipingono, ad oggi, un risultato assolutamente incerto. Syriza – data in pole position con una manciata di punti di vantaggio su Nuova Democrazia – non raggiungerebbe il 40.4%, un risultato che le garantirebbe la certezza matematica di assicurarsi il 50%+1 dei seggi per poter governare da sola. La percentuale potrebbe abbassarsi sino al 33-35%, a seconda di quante formazioni riusciranno a superare lo sbarramento del 3%.
Ma al momento il partito di Tsipras oscilla tra il 28% ed il 31%, una percentuale insufficiente per governare da solo. Ciò, aggiunto alla polarizzazione politica presente in Grecia che rende difficile la formazione di coalizioni di governo, rende concreto il rischio di un nuovo stallo simile a quello del maggio 2012, che riportò nel giro di un mese i cittadini al voto per nuove elezioni.