Il centrodestra è frantumato, cosa nota. Ncd, un’entità sorta da una scissione da Forza Italia. La Lega Nord sta poi esprimendo fortemente la leadership, penalizzando così Berlusconi. Anche Fratelli d’Italia ha un suo modello culturale alle spalle. In questo quadro Forza Italia al suo interno è divisa. E Berlusconi chiama Brunetta per cercare di fare chiarezza e di riordinare le gerarchie tra i forzisti.
L’obiettivo è quello di creare un monolite azzurro attorno a Berlusconi. Basta con l’autolesionismo tipico di Raffaele Fitto. Bisogna tornare, secondo l’ex premier, al partito ad immagine e somiglianza del leader. Soprattutto in vista dell’elezione del Presidente della Repubblica. FI ha un potere contrattuale notevole. E il patto del Nazareno potrebbe portarsi anche sulla partita del Colle, ma Berlusconi deve dimostrare l’egemonia sul suo partito, anzitutto.
Come un fulmine a ciel sereno, Berlusconi proprio ieri ha incontrato – alla Prefettura di Milano – il suo ex delfino, il Ministro dell’Interno, Angelino Alfano. Ritorno di fiamma? Più probabilmente un’alleanza per l’elezione del successore di Napolitano. Niente altro, sebbene un passato comune. Momento deja-vu: in rappresentanza dell’Udc, presente anche Lorenzo Cesa. I nomi papabili sarebbero quelli di Giuliano Amato e Pierferdinando Casini. Due uomini con un preciso passato politico, che però nei momenti in cui hanno guidato le cariche dello Stato (rispettivamente Ministro dell’Interno, per ultimo, e Presidente della Camera) si sono dimostrati super partes.
Parla Alfano, al termine dell’incontro: “abbiamo deciso di unire le forze che si riferiscono al Ppe per condividere la scelta di un candidato presidente della Repubblica di area moderata e non del Pd. Ci rivedremo nei prossimi giorni per indicare un nome. Abbiamo concordato sul metodo”. Gli fa eco Giovanni Toti (Forza Italia): “faremo pesare i nostri voti (sulla carta quasi 150 per FI e circa 80 per l’area moderata, secondo il Corriere della Sera ), indispensabili per eleggere il capo dello Stato. Che non potrà essere esponente del Pd perché non è possibile che la sinistra abbia tutte le cariche istituzionali del Paese: è ora di un presidente espressione dell’area popolare e di centrodestra”.
Il tutto all’interno di una partita a scacchi che Renzi cercherà di concludere il prima possibile e nel modo più indolore possibile. Bisogna evitare di far la fine di Bersani.
Daniele Errera