Italicum, Renzi e minoranza Pd alla resa dei conti. Dopo il diverbio con i dissidenti sulle preferenze, Matteo Renzi ha di nuovo convocato i senatori del Partito Democratico. L’incontro ha avuto inizio alle 12 e 30 di stamane e ha visto la minoranza Pd ferma sulle proprie posizioni: non voteranno la riforma se conterrà i capilista bloccati come concordato dal segretario del partito e Berlusconi nel Patto del Nazareno. Stefano Fassina motiva: “Minano la democrazia”.
Cuperlo: “Una battaglia per la democrazia”
In merito, sono arrivate anche le parole di Gianni Cuperlo che difende l’iniziativa guidata da Miguel Gotor ed altri senatori democratici per un Parlamento eletto dai cittadini e attacca il premier: “Se oggi il capo del governo per difendere il patto con la destra sceglie la via di un parlamento composto in larga misura di nominati si colpisce alla base quel principio della rappresentanza che la riforma vorrebbe rigenerare”. E sottolinea: “Il confronto in corso al Senato è una battaglia per la democrazia, per una buona legge, per non sacrificare i principi sui quali tutto il Pd, in tempi non sospetti, ha messo la faccia”.
Gotor sottolinea distanza tra minoranza Pd e i vertici
Lo stesso Gotor, poco prima che l’incontro con Renzi avesse inizio, aveva rimarcato la distanza tra la minoranza e i vertici del Pd: “Ormai la discussione è solo con Berlusconi”. Il “nemico preferito” del premier, come lui stesso lo ha definito, in una intervista a Repubblica ha escluso conseguenze per il voto al Quirinale: “Noi teniamo separati i piani e stiamo al merito”. Ma ha anche voluto evidenziare come “la scelta di sovrapporre le due questioni sia stata presa dal premier per condizionare sulla legge elettorale una serie di personalità che aspirano legittimamente a diventare Presidente della Repubblica”. Pertanto avverte Renzi: “Ora il segretario non si lamenti degli effetti provocati dalle sue scelte politiche. Non glielo aveva ordinato il medico. Con i capilista bloccati noi non voteremo l’Italiacum. Vorrà dire che Renzi lo approverà con il voto di Verdini e Berlusconi”.
L’esame del ddl riforme prosegue alla Camera nonostante la richiesta di Sel e Lega Nord di sospendere i lavori fino alla conclusione dell’incontro fra Renzi e Berlusconi. Un incontro arrivato un anno dopo quello Patto del Nazareno che ha preceduto l’incontro del premier con i senatori del suo partito.
La discussione a colpi di tweet
La giornata di discussioni sull’Italicum è stata combattuta a colpi di tweet anche sui social. Prima Renzi a sottolineare che con la riforma spariranno le liste bloccate. Poi Giorgia Meloni di Fratelli d’Italia che ha risposto: “con i capilista bloccati 2/3 dei deputati saranno ancora nominati dai partiti. Lo sai benissimo, ogni tanto racconta la verità”. A seguire, il cinguettio del deputato cinque stelle Danilo Toninelli che sembra aprire alla minoranza Pd: “Uniamoci per votare si alle preferenze e contro le liste bloccate”.
Lo Moro pronta a lasciare proprio ruolo
Tra i 29 senatori firmatari dell’emendamento Gotor, Doris Lo Moro, capogruppo del Pd in commissione Affari costituzionali che si è detta pronta a lasciare il proprio ruolo pur di rispondere alla propria coscienza. La senatrice ha sottolineato che sul tema della legge elettorale non deve prevalere, a suo avviso, la disciplina di gruppo ma deve essere ammessa libertà di coscienza.
Le parole di Renzi nel corso dell’assemblea
In chiusura dell’assemblea dei senatori, la risposta di Renzi: “Non è questione di coscienza. Abbiamo discusso, ora chiedo a tutti di fare uno sforzo di unità. Di votare adesso qui la mia relazione ed essere compatti in aula”. Nel corso dell’incontro, il premier ha voluto sottolineare la validità dell’Italicum: “Se ci fosse stata questa legge elettorale Bersani sarebbe andato al ballottaggio e sarebbe diventato presidente del consiglio”. Evidenziando come dal suo punto di vista quella dei “capilista nominati è una questione non decisiva. Per me il punto centrale della legge è il premio di lista”. E rivolto ai dissidenti Pd: “In un partito democratico non si caccia la minoranza ma dopo il confronto si decide per fare insieme le cose”.
Sull’accordo con l’ex Cavaliere, ha così motivato la sua scelta davanti ai senatori del Partito Democratico: “Voglio fare la legge elettorale con Berlusconi perché non voglio più governarci insieme”.
Assemblea senatori Pd approva relazione di Renzi
L’assemblea dei senatori Pd si è conclusa con l’approvazione della relazione presentata da Matteo Renzi: sui 102 prese71 i voti favorevoli e un astenuto. Il segretario del Partito Democratico, nel corso dell’assemblea aveva dichiarato: “Propongo di stare sul testo del senatore Esposito (che con un emendamento recepisce l’intero accordo di maggioranza, ndr). E aveva aggiunto: “Facendo così, in 48/72 ore arriveremmo all’approvazione della nuova legge elettorale”. Il ministro delle Riforme Boschi ha invece lanciato un ultimatum ai ribelli: “Penso che sia legittimo dare battaglia in base alle proprie convinzioni, anche io l’ho fatto quando ero in minoranza. Ma ora l’assemblea del gruppo a maggioranza si è espressa a favore dell’Italicum e io spero che in aula la minoranza si adegui”. “I numeri – ha aggiunto – ci sono andiamo tranquilli in aula. L’importante ora è avere rapidamente, dopo 8 anni di attesa una buona legge elettorale”.
Ex M5S: “Votiamo emendamento Gotor”
Per Renzi il Senato rischia di diventare il suo Vietnam. Il coordinamento dei senatori ex M5S infatti, é pronto a votare l’emendamento Gotor contro i capilista bloccati. “La priorità di questa legge elettorale – spiegano in una nota gli ex grillini – non può non essere garantire il diritto di scelta. La forzatura dei nominati in Parlamento andrebbe risolta al più presto. Quella dei capilista bloccati è una stortura inaccettabile sia per i cittadini, che rischiano di vedere compromesso il loro sacrosanto diritto di voto, sia per gli stessi futuri candidati al Parlamento, che diventano vittime di disuguaglianze pesanti. Non è la soluzione che auspicavamo – fanno sapere dal coordinamento – ma limitare il numero dei nominati rappresenta, almeno, una riduzione del danno”.
Berlusconi: “Aiutiamo Renzi”, ma i fittiani non ci stanno
Silvio Berlusconi salva Matteo Renzi sulla riforma della legge elettorale, rendendo di fatto ininfluenti i voti contrari della minoranza Pd. Manteniamo fede al patto del Nazareno per cui vi chiedo di votare sì all’emendamento Esposito sull’Italicum. È quanto avrebbe detto il Cavaliere ai suoi fedelissimi a Palazzo Grazioli, prima della riunione dei senatori azzurri. La proposta vede però contraria la fronda azzurra. L’ex primo ministro ha chiesto dunque di sostenere compatti il contenuto della legge in esame, compreso il premio di maggioranza da attribuire alla lista e non alla coalizione e l’abbassamento della soglia si sbarramento al 3%.
La decisione di Berlusconi avrebbe sollevato la protesta della fronda forzista, a cominciare dai fedelissimi di Raffaele Fitto. In 20 hanno votato contro alla linea indicata dall’ex cavaliere. In realtà, 13 sono i frondisti di FI, mentre 7 quelli del gruppo di Gal. Ma il quadro politico è cambiato: adesso i voti di Forza Italia sono decisivi, come fa notare Paolo Romani: “Ora- sottolinea il senatore di FI- al senato siamo una forza determinante. Non siamo una stampella del governo, senza di noi le riforme non si fanno”.