“Sono incazzato, non come segretario della Lega, ma a nome di milioni di Italiani”. Così Matteo Salvini a Effetto Giorno, su Radio 24, parlando della bocciatura da parte della Consulta del referendum sulla legge Fornero. “Stavo ascoltando un servizio sulla legge elettorale, mi veniva da dire: ma chi se ne fotte della legge elettorale, delle liste bloccate. Noi abbiamo proposto un referendum per restituire diritti a milioni di Italiani, han deciso che non si fa, così Renzi è contento, la Fornero è contenta. E’ veramente una pessima giornata”.
Salvini non crede che il referendum sia inammissibile: “No, no, no. Il professor Luca Antonini, un illustre costituzionalista, è quello che ci ha steso il parere sulla piena ammissibilità. Però in Italia la legge si applica che se c’è divieto di sosta per qualcuno, non c’è per qualcun altro. Il referendum sulla scala mobile fu ammissibile? Sì. Questo sulle pensioni è stato ammissibile? No. Perché immagino che qualcuno abbia fatto il colpo di telefono giusto alla persona giusta nel momento giusto e gli Italiani se la sono presa in quel posto. Mi vergogno di questo Stato e mi vergogno di questo Paese”.
Secondo il leader del Carroccio, dietro alla bocciatura si cela qualcos’altro. “E’ una scelta politica, non è una scelta di legge. La legge, come sempre, viene interpretata, probabilmente nell’interesse di qualcuno. L’input è non disturbare il dittatore Renzi, che sarebbe stato disturbato perché gli Italiani avrebbero votato in massa contro questa legge schifosa. Mi spiace che Renzi e Berlusconi passino il tempo a parlare della legge elettorale e non di problemi seri. Ma non finisce qui”.
Ovvero? “Noi abbiamo seguito tutte le vie normali previste dalla legge, evidentemente in Italia non basta passare dalle vie normali. Bisogna fare cose anormali, ma io per restituire diritti a questi Italiani sono disposto a tutto”. E cioè? “Prima le facciamo e poi le diciamo”. “Sono un pacifico, democratico e non violento, ma in Italia la democrazia è morta, perché in Italia la democrazia passa dalla direzione del PD”. Salvini non esclude azioni di forza: “Se serve…se serve…Vada la Corte costituzionale a casa di un esodato, di un disoccupato, di uno che non ce la fa a pagare la rata del mutuo e sperava che questo referendum riportasse un po’ di giustizia. Siamo in mano a pochi che fanno i loro interessi e io non ci sto. Se le vie normali non bastano, troveremo vie più fantasiose”.