Yemen: dove finisce la “primavera” araba

Pubblicato il 22 Gennaio 2015 alle 14:22 Autore: Guglielmo Sano

Gli Houthi e il Presidente Hadi hanno raggiunto un accordo. Lo Yemen non è mai stato così debole: la nuova frammentazione politica rischia di portare il paese al tracollo economico e renderlo definitivamente ingovernabile.

L’accordo con gli Houthi

Dopo l’escalation di violenza degli scorsi giorni, adesso, a Sana’a le armi tacciono. Gli Houthi hanno raggiunto un accordo con il Presidente Abd-Rabbu Mansour Hadi. Quest’ultimo ha promesso condivisione del potere e coinvolgimento nel processo decisionale degli Houhi che, d’altra parte, hanno accettato di lasciare i punti nevralgici occupati. Verrà attuata comunque la riforma costituzionale a cui gli Houthi si sono opposti sin dall’inizio, tuttavia, Hadi ha aperto alle possibilità di modifiche, eliminazioni, razionalizzazioni e aggiunte.

Il paese è stato sul punto di cadere nel baratro di una guerra civile ieri sera, quando le autorità del golfo di Aden, regione meridionale dello Yemen, fedeli ad Hadi, hanno chiuso le strade che collegano la regione al resto del paese, oltre a porti ed aeroporti. Raggiunto l’accordo è arrivata anche la riapertura degli scali e delle arterie stradali.

Tuttavia, è chiaro come il Presidente Hadi abbia perso totalmente il controllo del paese. Gli Houthi hanno scelto di influenzare un leader debole, piuttosto che deporlo scatenando la risposta dei paesi sunniti sostenitori dell’attuale governo yemenita. Dietro le milizie sciite emerge sempre più la figura dell’ex presidente Saleh: in una registrazione diffusa in queste ore, che però risale a settembre, si può ascoltare quello che è stato definito un “maestro di malizia” mentre insieme a un leader Houthi coordina strategie militari e mosse politiche.

yemen

Tramonta il “modello arabo”

All’indomani della “primavera” che sconvolse il panorama politico yemenita – portando alla caduta di Saleh, da 33 anni al potere, e alle elezioni dell’anno successivo che incoronarono Hadi – lo Yemen da molti era considerato un “modello” di transizione dall’autocrazia alla democrazia .

La speranza di quei giorni oggi appare drammaticamente fallita. Hadi è stato praticamente umiliato e non gode più di alcun supporto interno. Anche i vicini alleati sauditi adesso vogliono scaricarlo: Ryad foraggia dal 2012 le casse yemenite con 4 miliardi di dollari all’anno, ma non hanno più intenzione di finanziare indirettamente gli Houthi, in diretto contatto con l’Iran, che de facto controllano la politica di Sana’a. Se l’Arabia Saudita toglie il proprio sostegno sono pronti a seguirla gli altri paesi arabi sunniti.

Gli Houthi da parte loro non si fermeranno. Le milizie sciite potrebbero scegliere di regolare i conti con gli avversari e continuare a combattere a est, nella regione di Marib, dove le tribù sunnite controllano la maggior parte di quei pochi pozzi di petrolio sul territorio yemenita.

L'autore: Guglielmo Sano

Nato nel 1989 a Palermo, si laurea in Filosofia della conoscenza e della comunicazione per poi proseguire i suoi studi in Scienze filosofiche a Bologna. Giornalista pubblicista dal 2018 (Odg Sicilia), si occupa principalmente di politica e attualità
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