Dov’è finita Scelta Civica? Sparita dai radar parlamentari e prossima allo zero nei sondaggi, frammentatasi in diversi mini gruppi, la creatura dell’ex premier Mario Monti sembra essere vicina all’estinzione. E il sottosegretario agli Esteri, Benedetto Della Vedova lancia su Facebook l’allarme. “Chiunque oggi faccia parte di Scelta Civica, a tutti i livelli, ha il dovere affrontare onestamente la situazione: Scelta Civica non ha più alcuna potenzialità politico-elettorale autonoma. Non può essere in sè la base costitutiva di una nuova formazione politico-elettorale. Ma non penso che questo ci obblighi a rinunciare a fare politica. E tornare a fare politica oggi significa fare esattamente il contrario che rinchiudersi in un partitino che nasce perdendo altri pezzi”.
Della Vedova ha presentato una mozione al congresso di Sc in cui propone: gestione condivisa di Scelta Civica e per chi vorrà starci, un nuovo progetto politico entro il 2015 “a cui lavorare subito senza passare dal tentativo di rimettere il dentifricio nel tubetto di Scelta Civica”. “Andare alla conta non mi interessa e – sottolinea Della Vedova – un congresso per vedere chi ha la maggioranza sarebbe la fine, non la ripartenza di Sc. Per questo nella mozione che ho presentato, ho scritto in modo esplicito che non intendo affatto concorrere alla segreteria, ma proporre un modo secondo me ragionevole e non autodistruttivo per uscire da un Congresso in cui non bisognava entrare. Penso che gli eletti di Scelta Civica debbano onorare l’impegno assunto con gli elettori fino all’ultimo giorno del mandato: farlo dentro questa maggioranza e questo esecutivo mi sembra un modo coerente con l’impegno che ci ha portato in parlamento ed al governo”.
“Il nostro compito, ora, – sostiene Della Vedova – è rafforzare la piattaforma e la leadership riformatrice e europeista di una compagine certo eterogenea, ma capace in questo primo anno di rotture importanti. Quanti intendono continuare a fare politica, dovranno farlo partendo da zero e su base paritaria con altri, nuovi e necessari, compagni di strada. Proclamarsi rifondatori o federatori gestori di un partito letteralmente evaporato – conclude Della Vedova – è il modo più certo per non farsi prendere sul serio neppure dagli interlocutori più disponibili a un possibile progetto comune”.