Bandiera leghista? No, di Forza Italia, almeno oggi. Parliamo delle macro Regioni. Un’iniziativa politica di contenimento delle spese ed accorpamento di più istituti, quali le Regioni, più volte cavalcata da diversi partiti, anche di schieramenti opposti.
Forza Italia è l’ultima, in ordine di tempo, ad aver presentato alcuni emendamenti alla riforma costituzionale in discussione alla Camera, per costituire le macro Regioni. Parla Renato Brunetta, ex Ministro della Pubblica Amministrazione ed attuale capogruppo forzista a Montecitorio: “le regioni non funzionano e nel grado di disaffezione dei cittadini verso le istituzioni locali superano senz’altro quello delle fintamente abolite province. Ecco perché bisogna ridefinire le loro dimensioni e strategie”.
Un’ulteriore riforma del Titolo V parte II della Costituzione, quello sulle autonomie locali. Se già le province erano state soppresse ed a loro posto introdotte le Città Metropolitane (costituzionalmente previste già nella riforma degli anni 1999-2001, ma mai fondate), tuttavia per Forza Italia non è abbastanza. Brunetta, tuttavia, è realistico: “non saranno approvati ma spero che servano per mostrare quale sarà la strategia del futuro: bisogna osare”. Praticamente da una parte sarà cancellato l’articolo 131 della Costituzione (quello che elenca le Regioni, dalla Valle d’Aosta sino alla Sardegna) per introdurre le macro Regioni, e dall’altra uno stimolo per l’aggregazione (attraverso confederazioni) di territori. Soglia minima 10 milioni di abitanti, un progetto ambizioso. “Stiamo discutendo la riforma costituzionale – afferma Paolo Russo, deputato FI – se non ora quando?”.
Daniele Errera