“Sì è vero quel 20% è poco, ma d’altra parte ritengo che la costruzione, che ho definito storica, a livello europeo delle stesse tecniche utilizzate dalle altre banche centrali sia importante. Il fatto che un poco alla volta la Germania la stia accettando giustifica che non si arrivi subito alla perfezione e al completamento del percorso”. Lo dice il senatore a vita Mario Monti, in un’intervista al Corriere della Sera sul quantitative easing della Bce.
L’ex premier spiega che non è un ritorno all’obbligo per Bankitalia di acquistare i Buoni del Tesoro non collocati, cui è stato messo fine nel 1981: “Nel programma di Francoforte sono preclusi gli acquisti di titoli sul mercato primario, cioè quelli in emissioni, ma sono accettati solo quelli già in circolazione sul mercato secondario, inoltre gli acquisti avverranno nella trasparenza del board della Bce in cui sono rappresentati tutti i Paesi dell’eurozona, per questo il gioco casareccio di fare i propri comodi, eludendo le regole di mercato, diventa difficile”. Gli effetti del Qe dovrebbero essere “una maggiore disponibilità finanziaria per le imprese e a tassi più bassi, ma che questo si traduca in crescita e sviluppo dipenderà da come sarà la politica dei governi. Sarebbe pericoloso – prosegue, e il riferimento è alla ripartizioni dei rischi – tornare al Nirvana dei primi anni di circolazione dell’Euro e far finta che non esistano differenze tra i paesi e che non esistano, tra gli Stati, debitori migliori e peggiori”
Qe, Visco: “Con minore incertezza faremo riforme costerà meno”
Anche il governatore di Bankitalia Ignazio Visco commenta, in un’intervista alla Stampa, la mossa di Draghi. “La minore incertezza che deriverà dal Qe porrà le basi per rendere meno costosa la realizzazione delle riforme, attualmente frenate dalle condizioni cicliche avverse”. Visco spiega che avrebbe preferito “una piena condivisione dei rischi, coerentemente con l’obiettivo di ridurre ulteriormente la frammentazione finanziaria dell’area. La rilevanza della questione della condivisione dei rischi è comunque ridotta dalle scelte compiute sulla notevole ampiezza della manovra e sulla sua immediata attuazione, tanto che e i mercati hanno reagito positivamente. Inoltre non bisogna dimenticare che l’operazione è open-ended, finchè l’inflazione non sarà in linea con l’obiettivo”.
Qe, Bini Smaghi: “Ora riforme”
“L’intervento non era più rinviabile. Draghi ha detto che andrà avanti finchè non raggiungerà l’obiettivo: è l’aspetto più importante. Ma ricordiamoci che negli Stati Uniti perchè un piano simile funzionasse ci sono voluti più di quattro anni”. Lo dice Lorenzo Bini Smaghi, ex membro del board della Bce, in un’intervista a La Stampa, sottolineando però che “la crescita ci sarà per chi ha fatto le riforme e ha i conti a posto. È un’illusione credere che all’Italia basti l’intervento della Bce”.
Qe, Padoan: “Bene ma non basta, ora piano salva banche”
“Le misure sono molto positive, più di quanto chiunque si aspettasse. L’ammontare dell’iniezione di liquidità è più importante, le modalità sono molto simili a quelle utilizzate dalla Federal Reserve negli Stati Uniti e i limiti sono aperti”. Per il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan, intervistato da Repubblica, la decisione della Bce sul Quantitative easing è una sorpresa, ma rimane una debolezza di fondo: “Prima o poi, guardando al futuro, la condivisione del rischio dovrà essere pienamente accettata oppure ci sarà sempre chi mette in discussione il carattere definitivo e permanente dell’unione monetaria”.