Tsipras e il suo programma, un libro dei sogni molto costoso

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Dopo la vittoria, prevista, ma non per questo meno dirompente, di Syriza e del suo leader Tsipras alle elezioni greche, tutto il mondo economico e politico europeo si concentra sulle proposte economiche della nuova leadership, le conseguenze sull’Europa, sull’euro e ovviamente ulla Grecia stessa.

Il riassunto che in queste ore sta andando per la maggiore sulla rete è quello realizzato dall’Ansa, riassunto in 4 pilastri:

Come si vede riguardano rispettivamente:

1) la risoluzione della “crisi umanitaria”

2) la rivitalizzazione dell’economia

3) il rilancio dell’occupazione

4) la riforma del sistema politico

Vediamo i punti principali:

La risoluzione della “crisi umanitaria”

Abbiamo qui una serie di provvedimenti molto populisti e di realizzazione difficilissima, per il loro costo, una sorta di sogno, una illusione, regalata proprio a chi sta peggio e a chi più soffrirà dalla scoperta della sua infattibilità.

– La proposta di abolire la tassa sulla casa, la prima casa si presume, riprende un clichè diffuso, berlusconiano, che riguarda la tassa più odiata in Grecia, tanto che anche Samaras prometteva una riduzione, il punto è che in Paesi con così elevata evasione, il discorso è sempre lo stesso: la base imponibile può essere larga, e ci si può assicurare che anche i ricchi paghino, solo con imposte patrimoniali come questa, che non a caso è presente in tutti i Paesi d’Europa.

– La lotta agli evasori la conosciamo bene noi italiani: si tratta di un ingrediente che non manca mai nei piani soprattutto di sinistra, cui elettori e partner europei fingono di credere perchè permettere di scrivere cifre quasi a piacere che permettano entrate molto virtuali con cui giustificare poi spese molto reali. Anche nell’ultima legge di Stabilità come in altri precedenti il governo italiano ha messo miliardi di recupero dell’evasione nel conto entrate, ma nulla assicura che la burocrazia greca possa essere più capace di realizzare ciò che in Italia non si è riuscito a fare, senza dimenticare che le cifre sono surreali: 3 miliardi annunciati il primo anno sono l’equivalente di circa 15-18 miliardi per l’Italia, una cifra che nessuno si è mai illuso di recuperare in un anno, Renzi per esempio immagina di raccoglierne 3,8 miliardi e ha giustamente ricevuto critiche per questa stima.

– La promessa di aumentare a 12 mila € la no tax area significa di fatto distruggere la base imponibile: già ora in Grecia lo stipendio medio lordo è di circa 1200€ al mese , poco più di 12 mila annui, una media alzata da un numero ancora rilevante di persone che guadagnano più di 5 mila€ o 10 mila€, poichè in realtà il 53% dei lavoratori greci riceve meno di 1000€ mensili. Avremmo con questa proposta un crollo del gettito fiscale e le tasse sarebbero il contributo di pochi, in una situazione da ancien regime, con pochi ricchi onesti a pagare, e una massa di cittadini deresponsabilizzati.

Basti pensare che in Italia la no tax area è di 8 mila€ e persino Fassina aveva bocciato la proposta di un’estensione a 12 mila€ quando era viceministro, considerando anche il grande stimolo all’evasione che verrebbe dal piccolo sforzo per far scivolare sotto tale quota i redditi.

– L’elettricità e i trasporti gratis ai più poveri e ai disoccupati cronici, sono una tipica misura molto pietistica che poco ha a che fare con lo sviluppo economico e con il rilancio dell’economia. E’ la differenza tra chi pensa che si aiutino i poveri con l’elemosina o con il lavoro.

La storia economica europea dei Paesi con una etica tra l’altro già molto più accentuata di quella dei Paesi Mediterranei, come Svezia e Germania, insegna che un rilancio c’è stato con la sostituzione di spese come quelle proposte da Tsipras con altre concentrate invece nel campo della formazione dei disoccupati, dell’incentivo ad occuparsi, nella ricerca e sviluppo delle imprese. Se escludiamo poi i disoccupati che vivono soli, in società altamente familiste come la Grecia o l’Italia queste regalie, basti pensare all’elettricità, si rivelano uno stimolo al moral hazard, e sarebbero moltissimi tra coloro che non ne hanno realmente bisogno ad utilizzarle.

Rivitalizzazione dell’economia

“Impulso all’economia etica” e “largo ai giovani” sono facili slogan fatti apposta per la base di sinistra che lasciano il tempo che trovano, più importanti sono le altre proposte:

Taglio del debito pubblico e piano biennale da 5 miliardi con fondi UE per le pmi: I due punti vanno insieme.

Da un lato si tratta di non rispettare i patti presi con i governi alleati della UE realizzando di fatto un default, la Grecia deve infatti 40 miliardi all’Italia, oltre che 46 alla Francia, 60 alla Germania, ecc, in tutto 322 miliardi di cui appunto la maggioranza a governi che hanno sostituito in questi anni il mercato che non aveva più fiducia nel Paese ellenico, prestando soldi così che come mostra l’Economist di seguito è ora l’unico Paese d’Europa che deve soldi quasi solo a governi e non tanto a banche e privati

 

Ed è proprio questo “vantaggio” che permette ora a Tsipras di dire che può ridiscutere il debito senza fare ufficialmente default, perchè si tratta in effetti di contrattare con controparti politiche, tra cui, ricordiamolo, il nostro Paese.

D’altro lato il moral hazard gigantesco che si realizza con una tale cancellazione del debito, ovvero l’incentivo a farne altro, tanto in futuro si potrà ancora rinnegare, si realizza istantameamente, e, si deve dire, senza pudore, nella proposta successiva di chiedere altri soldi, 5 miliardi per un Paese di 11 milioni di abitanti, come se fossero circa 30 miliardi per l’Italia, proprio a chi ora si sta negando il rimborso del credito concesso.

Ovvero, non solo non ti resituisco i soldi, ma me ne devi dare altri perchè devo fare altro deficit, in più e altro debito, che naturalmente non restituirò e dovari coprire tu.

Se in passato, in momenti molto più gravi e per motivi molto più validi ci sono stati dei ripudi del debito, d’accordo con i creditori (si fa l’esempio della Germania e dei debiti di guerra nel 1953), è sempre stato fatto sotto l’ipotesi che da quel momento in poi il comportameno del Paese sarebbe stato radicalmente diverso da quello che aveva provocato il debito (la Germania per es. non avrebbe ripetuto la follia nazista), qui invece da parte di Tsipras viene chiesto un condono promettendo di fare quasi tutto quello che l’aveva reso possibile.

 Rilancio occupazione

– L’aumento del salario minimo da da 450€ a 750€ e il ripristino della tredicesima più che risolvere accentuerebbero la disoccupazione contando che stiamo parlando di un Paese con bassissima produttività, senza una vera industria eslcusa quella portuale, un’economia basata sui servizi e il piccolo commercio, con la maggiore percentuale di lavoratori autonomi (l’Italia è seconda) in Europa, una propensione al nero, avvantaggiata anche da questi ultimi motivi.

Si tratta di ripetere le stesse ricette che hanno portato la Grecia alla situazione attuale. Vediamo di seguito come rispetto al 2000, anno cui è tra l’altro tornato il PIL in questi anni di crisi, il costo del lavoro si era impennato come in pochi altri luoghi, prima di scendere anche se sempre a un livello superiore all’inizio.

Una crescita che tra l’altro come vediamo di seguito non era stata dovuta a un aumento di produttività, come in Germania o Irlanda, ma a un aumento dei prezzi, un’inflazione superiore a quella del resto d’Europa, il viatico peggiore per una sostenibilità dei salari, come noi italiani sappiamo bene.

– Il no ai licenziamenti facili ripropone lo stesso filo ideologico di cui sopra. Si pensa di risolvere il problema occupazionale di un Paese con disoccupazione al 26% con ostacoli all’assunzione, nella forma di maggiore rigidità in uscita e aumento del costo del lavoro. Più che l’ideologia nulla può spiegare a scelta di queste soluzioni.

– La sanità gratis ai disoccupati è in effetti l’unica misura che appare condivisibile, riguardando le basi dei diritti umani, è del resto così anche nel nostro Paese, le persone senza lavoro sono esentate dai ticket.

Tsipras ha una formazione economica, il tragico dubbio è che per primo non creda alla possibilità di avere successo nel convincere l’Europa di tali condizioni, ovvero di ricevere fondi senza pagare i debiti passati, rimanendo nell’euro, soprattutto dopo che il QE varato da Draghi ha irrobustito le gambe della moneta comune e ridotto i rischi di contagio.

E quindi che, guidato dal bagaglio ideologico in cui mischia Che Guevara, Bella Ciao, no global e retorica da comizio, Tsipras pensi veramente di poter inaugurare nel cuore del mediterraneo un esperimento che nella sua ipotesi possa replicare quello argentino degli anni 2000, ma rischia di riprodurre tragicamente a latitudini più temperate quello venezuelano.