È lunedì sera, sono trascorse appena ventiquattro ore dalla chiusura dei seggi eppure Alexis Tsipras è già premier. La sede di Syriza, nel centro di Atene, brulica di giornalisti, militanti, addetti ai lavori.
Qui incontriamo Eleonora Forenza, giovane europarlamentare italiana. Ricercatrice universitaria e militante di lungo corso di Rifondazione Comunista, Forenza è una dei tre parlamentari (con Barbara Spinelli e Curzio Maltese) che la lista “L’Altra Europa con Tsipras” è riuscita ad eleggere a Strasburgo lo scorso maggio. Con lei commentiamo a caldo quanto accaduto in Grecia, con l’occhio privilegiato di chi ha atteso i risultati proprio nella sede del partito.
Come è stata vissuta la vittoria elettorale nel quartier generale di Syriza?
La festa di popolo di ieri sera è stata straordinaria. E non solo dal punto di vista della quantità, ma anche per l’intensa emozione che quella piazza ha trasmesso a tutti noi. Si è sentita molto la presenza italiana, grazie ai tantissimi connazionali della Brigata Kalimèra (giunti ad Atene per sostenere Syriza negli ultimi giorni di campagna elettorale). Questa piazza assume oggi un rilievo politico per l’Europa tutta e anche per l’Italia ovviamente, che ha scommesso sul progetto di Tsipras sin dalle scorse europee. La Merkel è oggi più debole, perché oggi nel cuore dell’Europa c’è un paese dove saranno attuate politiche concrete alternative all’austerità.
Cosa succederà in Grecia adesso? Diversi osservatori mettono in dubbio la concreta realizzabilità, sul piano economico-finanziario, del programma di governo di Syriza.
Mi risulta che la forza di Syriza stia proprio nell’aver saputo indicare soluzioni concrete. Il programma di Tsipras è corredato da un piano di fattibilità delle proposte che vengono presentate , e i presupposti ci sono tutti. In realtà, da settimane è in corso un’intensa attività di propaganda che dipinge Tsipras come uno sprovveduto, un euroscettico e tutto ciò che di negativo che il mainstream è in grado di inventare sul suo conto. Sappiamo certamente che non sarà facile, ed è per questo che non dovremo assolutamente lasciare sola Syriza, soprattutto in questa fase.
Grazie all’affermazione di Tsipras, come cambia il ruolo del gruppo parlamentare della Sinistra Europea? Da domani vi sentirete più forti politicamente?
Certamente, e a darci più forza sarà la concreta esistenza di un governo che vuole praticare il cambiamento. La Grecia ha sperimentato sulla sua pelle le politiche di austerità. In questi sei mesi di presidenza italiana dell’Ue abbiamo assistito a un vuoto di politiche per la crescita e per la ridistribuzione. Le uniche proposte emerse si sostanziano nel piano Juncker , 315 miliardi che di fatto non esistono e nel working plan della Commissione, un testo assolutamente insoddisfacente. Il programma di Tsipras si basa su proposte concrete, che interessano non solo la Grecia ma l’Europa tutta.
Tsipras ha già ricevuto l’incarico di premier, ma non avendo raggiunto per soli due seggi la maggioranza assoluta dovrà accordarsi con il partito di destra dei Nazionalisti Greci. Qualcuno ha criticato tale scelta, assimilandola alle larghe intese italiane. È così per voi?
Chiaramente il quadro politico greco non è ancora consolidato, Tsipras ha incontrato anche To Potami (il partito di centro europeista, ndr) e in queste ore si susseguono riunione dei vertici del partito, come è giusto che sia. In ogni caso, tutto questo non ha nulla a che vedere con le larghe intese, rappresentando anzi la forza di un partito che non avendo ottenuto per un soffio la maggioranza si potrà avvalere dell’appoggio parlamentare di una forza euroscettica proprio perché non vuole avere più nulla a che fare con i partiti che hanno determinato le politiche di austerità. E ciò è tutto finalizzato ad uscire definitivamente dalla logica delle larghe intese.
Per quanto riguarda il Partito Comunista Greco (KKE), nessun accordo in vista?
Al momento no. Ma, secondo la mia opinione, se il gruppo dirigente del KKE dovesse decidere di cambiare idea, sarebbe un fatto molto positivo.
Spostiamoci in Italia. Qual è la lezione che le varie forze dell’arcipelago della sinistra radicale dovrebbero trarre dall’esperienza di Tsipras?
Credo che le lezioni siano molteplici, benché non implichino affatto che in Italia si possa automaticamente esportare il modello greco. Tuttavia, alcuni punti nodali vanno rilevati. Il primo è proprio nel nome: Syriza. Syriza vuol dire “Coalizione della Sinistra Radicale”, e Tsipras ha il grande merito di aver dimostrato che essere radicali non vuol dire essere per forza minoritari. Inoltre, è stato anche il concetto di “coalizione” a rivelarsi vincente. Noi in Italia abbiamo sempre cercato di trasmettere l’idea della “coalizione” in riferimento alla nostra lista “L’Altra Europa”, in quanto l’unità di Syriza non ha rappresentato soltanto un’aggregazione di forze politiche, ma è stata in primo luogo, come ha ripetuto più volte Tsipras stesso, “l’unità di ciò che il neoliberismo ha diviso” ovvero la capacità di ricreare legami sociali attraverso la solidarietà e il mutualismo.
Pertanto, l’iniziativa Human Factor tenutasi a Milano lo scorso week-end va nella direzione da te auspicata?
Sia Human Factor che l’assemblea dell’ “Altra Europa” svoltasi a Bologna dieci giorni fa hanno messo a tema la questione dell’unità. Questo non può che essere un fatto positivo, ma è necessario che – anche sull’esempio di quanto avvenuto qui in Grecia – l’unità non sia un semplice patto tra sigle partitiche ma un’unità di popolo radicata a livello sociale. Sono questi i due punti-chiave su cui la sinistra italiana deve riflettere. Personalmente, sto cercando di dare il mio contributo al radicamento territoriale del nostro progetto politico, perché ritengo impossibile portare avanti l’iniziativa parlamentare senza avere un contatto diretto con i soggetti sociali.
A proposito di unità, qualcuno ipotizza che presto il vostro gruppo potrebbe accrescere le proprie fila, con l’ingresso di Sergio Cofferati fuoriuscito dal Pd….
Ne saremmo molto felici, riconoscendo il valore politico della sua persona. Credo che sia molto positivo unire e cementare tutto ciò che si trova in contrasto con le politiche di austerità. Ma sbaglieremmo se pensassimo che la sfortuna della sinistra italiana sia quella di non avere un nostro Tsipras: il vero problema è in realtà recuperare al più presto un rapporto di massa con gli strati sociali che stanno combattendo anche da noi contro la crisi. Questo è il problema di base, dal quale ricominciare prima di ogni altra questione.