Renzi non vedrà la nuova alba. Almeno questo è il pensiero di Achille Occhetto, storico ultimo segretario del Partito Comunista Italiano e primo del Pds, il Partito Democratico della Sinistra: “le bolle speculative esplodono, è scienza della politica non profezia da mago”, sentenzia Occhetto.
“Matteo Renzi è un decisionista della parola. Alle parole aggiunge parole. È un illusionista che utilizza il vocabolario come i finanzieri d’assalto fanno con i derivati. Anzi, ora che ci penso: egli stesso è un derivato. Scommette sulla scommessa”. Ma è un gioco che non può tirare troppo per le lunghe. Alle promesse servono dei fatti corrispondenti. Altrimenti la fiducia cala, e lo dimostrano i sondaggi che indicano un Partito Democratico in caduta libera (rispetto allo spettacolare risultato delle elezioni europee 2014).
Occhetto dà a Renzi “il tempo di una legislatura”. Fino al 2018. Poi ciao ciao a Pd ed al rottamatore fiorentino. Il partito si è posto ad immagine e somiglianza del suo leader. E con la discesa di quest’ultimo, anche il primo sarà costretto ad issare bandiera bianca (“chiuderà i battenti quando questa leadership così personalistica si schianterà sotto la mole delle sue promesse). Renzi, secondo Occhetto, ha profuso solo parole: “è stato bravo a interpretare un bisogno di uscire dall’afasia, dalla palude. È stato l’inventore talentuoso di una rivoluzione parolaia”.
Occhetto, infine, affronta due grandi argomenti odierni. Il primo è quello del Presidente della Repubblica: “prevedo un avatar, un nome vuoto di storia e di pensiero ma formalmente ineccepibile. Un uomo o una donna che si affacciano sulla scena pubblica. Un prodotto tipico del solco nuovista” (un ulteriore attacco a Renzi). Poi la nuova sinistra che si fa strada. Tsipras in Grecia (“lì è nata la Cosa rossa, esattamente quella che proponevo in Italia”), Civati in Italia: “ha talento. Forse è un pò troppo battutaro. Non capisco invece Cuperlo: è come se si perdesse nella nebbia. Giunge a un punto, poi non so che gli capita. Degli altri ho la sensazione che svolgano onestamente il loro lavoro. Ma non li vedo arsi di passione politica. Piuttosto dei bravi professionisti a progetto che alla fine emettono fattura”.
Daniele Errera