Oltre ai parlamentari, eleggeranno il nuovo presidente della Repubblica anche i 58 grandi elettori, scelti dal consiglio regionale con voto segreto e con la doppia preferenza. Una pattuglia di rappresentanti, di gran lunga cambiata, perché, negli ultimi due anni, quasi la metà delle regioni hanno rinnovato i propri organi, con numerosi ribaltoni. Cosa ci sarà di diverso rispetto al 2013?
In quaranta all’esordio, sei le donne
Molti, i volti nuovi, che sceglieranno il successore di Giorgio Napolitano. Sono quaranta i rappresentanti esordienti, tra cui ben sette governatori: l’abruzzese Luciano D’Alfonso, il lucano Marcello Pittella, il calabrese Mario Oliverio, l’emiliano Stefano Bonaccini, la vice segretaria del Pd Debora Serracchiani, che rappresenterà il Friuli-Venezia Giulia, il presidente della Conferenza Stato-Regioni Sergio Chiamparino per il Piemonte e il sardo Francesco Pigliaru. Non ci saranno, invece, il governatore trentino e presidente della provincia di Trento Ugo Rossi, eletto nell’ottobre 2013, e il molisano Paolo Di Laura Frattura.
Solo sei, le donne che godranno di questo privilegio: oltre a Serracchiani e alla umbra Catiuscia Marini, ci saranno le presidenti del consiglio regionale di Emilia Romagna, Simonetta Saliera (Pd), e Trentino-Alto Adige, Chiara Avanzo (Patt) e le consigliere regionali Lucia De Robertis (Pd) e Stefania Fuscagni (Forza Italia), che accompagneranno a Roma il presidente della Toscana Enrico Rossi.
Rappresentanza dei partiti, esordisce il M5S
Passando alla rappresentanza dei partiti, una nota di colore è l’esordio del Movimento Cinque Stelle, che, per la prima volta, potrà dire la sua con Gianluca Perilli, consigliere regionale del Lazio. Nessun esponente grillino, invece, dal Piemonte, dove il già candidato alla presidenza Davide Bono è stato superato per sei voti dal suo ex avversario Gilberto Pichetto Fratin.
Il Partito Democratico potrà contare, invece, su 29 rappresentanti (cinque in più rispetto al 2013). A questi, poi, si aggiungono due formazioni regionali di centrosinistra: il Megafono di Rosario Crocetta e Marche 2020, di Gian Mario Spacca, che è in fase di rottura col Pd dopo la sua esclusione dalle primarie per il candidato governatore. In questo caso, al posto del presidente del parlamentino di Ancona Sollazzi, emigrato nella lista del governatore, ci sarà il democratico Mirco Ricci quale secondo esponente della maggioranza.
Nell’area di sinistra, poi, solo Vendola rappresenterà Sel, mentre non ci sarà, come nel 2013, il molisano Salvatore Ciocca dei Comunisti Italiani, sostituito da un esponente Pd. Due, invece, i delegati in quota Udc: il consigliere lucano Francesco Mollica e il presidente dell’Assemblea Regionale Siciliana Giovanni Ardizzone.
Meno delegati per il centrodestra: il fu Pdl passa dai 23 del 2013 ai 16 complessivi di Forza Italia (che ne esprime tredici) e Nuovo Centrodestra, che conterà su tre nomi. Anche il Carroccio perde un esponente, passando da 4 grandi elettori a 3. Oltre ai governatori di Lombardia e Veneto, Maroni e Zaia, ci sarà, dunque, anche l’emiliano Alan Fabbri. Va meglio, invece, a Fratelli d’Italia, che, con l’umbro Lignani Marchesani, guadagna la rappresentanza. Infine, verranno da Partito Autonomista Trentino Tirolese, Südtiroler Volkspartei, L’Alto Adige nel cuore e Union Valdaotine i quattro delegati delle minoranze linguistiche.