Il toto-nomi – sport quirinalizio per eccellenza, oggetto di indagini aruspicine con piglio quasi meteorologico – ha cannibalizzato parte della cronaca politica degli ultimi mesi e, con impeto febbrile, delle poche ore che ci separano dal primo scrutino per l’elezione del prossimo Presidente della Repubblica. Ma se finora si sono dati i nomi, forse è arrivato il momento di dare anche un po’ di numeri. Perché la scelta del Capo dello Stato è abbraccio inestricabile tra opinione e matematica.
Matteo Renzi, che per le prime tre votazioni ha dato ai suoi l’ordine lasciare in bianco la scheda, spera di riempire il palazzo del Quirinale con un nuovo inquilino entro il week end: “Possibilmente sabato, ma se è necessario anche domenica”. La speranza è che non si debba andare oltre. I numeri per portare a casa un Presidente made in Nazareno ci sono. A meno che Renzi non voglia mandare all’aria l’asse con Berlusconi e puntare su un nome indigesto al leader di Forza Italia (Mattarella, ad esempio): in questo caso si aprirebbero scenari nuovi, con conseguenze forse nefaste per l’esecutivo e la legislatura in corso. Berlusconi ha già dovuto ingoiare la pillola amara del premio alla lista – anziché alla coalizione – contenuto nell’Italicum. Chiedergli di avallare la scelta di un Presidente “divisivo” e a lui poco gradito sarebbe troppo.
Quirinale: i numeri delle truppe “nazarene”
Ad ogni modo, Renzi ha contato le sue truppe ed ha scoperto che i numeri gli sorridono. Secondo Il Foglio, i deputati Pd “fedeli” alle indicazioni del Nazareno sul nuovo Presidente sono 214 su 307. Dei 307, 74 vanno considerati “a rischio”, voti suscettibili di variazioni, 19 sono invece i “no” sicuri. Stessa proporzione al Senato: 71 i sicuri, 15 quelli a rischio e 22 i contrari inamovibili. In totale per Renzi fanno 285 soldati di varia estrazione: renziani, giovani turchi e area dem, le correnti. In totale, compresi gli alleati, ammontano a 590 i grandi elettori intenzionati a seguire la linea dettata dai contraenti del Patto del Nazareno. Un numero che a partire dalla quarta votazione, quando sarà sufficiente la maggioranza semplice di 505 eletti, dovrebbe portare senza particolari patemi all’elezione del nuovo Presidente. Sorprese mattarelliane permettendo.
Antonio Atte