Rapporto Eurispes, Italia sempre più in crisi: metà non arriva a fine mese
È un’Italia tutt’altro che fuori dal baratro quella fotografata dal rapporto Eurispes per il 2014. Dopo ormai 7 anni di recessione, povertà, pessimismo e assenza di prospettive sono tra i sentimenti più diffusi. Il tutto si ripercuote fin dalla tenera età: basti pensare al grado di dispersione scolastica, che vede il Belpaese ai primi posti in Europa.
Ma andiamo con ordine e partiamo dai problemi economici. I dati forniti dal dossier sono impietosi: nell’ultimo anno il 71% degli intervistati ha visto diminuire la capacità di affrontare le spese con le proprie entrate. L’erosione del potere d’acquisto non colpisce solo gli acquisti un tempo definiti voluttuari come le cene al ristorante o la palestra, ma sono in calo anche le spese nei negozi dell’usato. In crescita, il ricorso agli outlet o ai discount.
Di conseguenza, sta venendo meno anche uno degli ultimi baluardi dell’economia italiana, vale a dire il risparmio privato, storicamente molto più sviluppato che nel resto del mondo occidentale. In questi anni di crisi, infatti, tre famiglie su quattro hanno avvertito un peggioramento delle proprie condizioni di vita, costringendo ad un sempre più massiccio ricorso ai risparmi.
È quasi naturale, dunque, che oltre il 40% degli intervistati ambisca a qualcos’altro, magari da trovare oltre i patri confini. Percentuale che schizza tra gli studenti (65%) e i disoccupati (59%), i quali sembra non vedano l’ora di lasciare l’Italia. Preoccupanti i dati riguardanti la moneta unica, precipitati nel giro di un anno. A fine 2013, infatti, la percentuale di chi sosteneva di dover tornare alla lira si attestava intorno al 25,7%: oggi è al 40%. E l’euro viene ritenuta come una delle principali cause di impoverimento da parte della popolazione.
Il rapporto Eurispes si concentra poi anche su altri temi che esulano dall’economia. In relazione ai diritti civili, ad esempio, emergono dati contraddittori: se da un lato si assiste ad una netta maggioranza a favore di testamento biologico (67,5%) e pillola abortiva (58,1%), dall’altro si nota una contrazione per quanto riguarda fecondazione eterologa (47,2 %) e possibilità di ricorrere all’utero in affitto il 49,8 %. Il 64,4%, infine, è a favore delle unioni civili tra omosessuali.
Un cenno, infine, alle personalità in grado di esprimere speranza: a trionfare, con l’89% delle preferenze, è Papa Francesco, che ha trainato anche la fiducia nella Chiesa cattolica, passata in un anno dal 36 al 62%.