“Un colpo al Nazareno”. “No, non cambia nulla”. Sono diverse le letture all’interno del PD a proposito dell’elezione di Sergio Mattarella al Quirinale che ha portato, sulla carta, ad un ricompattamento del Partito Democratico e a un disfacimento della coalizione di centrodestra. Se l’ala sinistra del partito vede nella partita del Quirinale un segnale anche sul versante delle riforme, i renziani ci tengono a mantenere i due discorsi nettamente separati.
Pier Luigi Bersani parla ai microfoni di Fabio Fazio, durante la trasmissione televisiva Che tempo che fa. E lo fa ragionando sulla partita del Quirinale appena conclusa e sui riflessi nel processo riformistico in atto da tempo. Alla domanda se anche l’elezione del successore di Napolitano fosse contemplata nell’accordo tra Renzi e Berlusconi, Bersani glissa parzialmente: “non si è mai saputo: io non lo so, ma credo certamente che Mattarella non potesse essere contemplato neanche eventualmente”. Tradotto: la partita del Quirinale è “un colpetto” al patto del Nazareno.
Bersani loda l’azione del segretario del PD Matteo Renzi – “non lo definirei spregiudicato ma molto agile” – ma chiarisce il percorso da intraprendere: “c’è bisogno di parlare con tutti ma l’ultima parola non la si può lasciare a nessuno”. Quindi no al Nazareno e sì ad un partito che deve essere “radicalmente riformista al servizio del paese”. E soprattutto determinante, come nella partita del Colle: “Io ho detto: sia ben chiaro che un bel pezzo del Pd non si sarebbe bevuta una soluzione cucinata con altri, si parte dal Pd anche con una rosa di nomi dopodiché la rosa che c’era aveva dei petali che non funzionavano”. E pur dispiaciuto per la mancata elezione di Giuliano Amato – “è una figura che suscita dei problemi che non merita” – ammette di aver recitato un ruolo importante nell’elezione di Mattarella: “C’erano più registi che nella notte dell’Oscar, io ho dato un modesto contributo…”.
PD, Delrio stoppa la sinistra dem sulle riforme
“Sarebbe sbagliato pensare che il successo dell’elezione di Mattarella serva ad altre cose. Sarebbe improprio trasportare il ‘metodo Quirinale’ su altri piani. Per intenderci, non sono state le prove generali per altre operazioni politiche”. A stoppare le richieste della sinistra dem è Graziano Delrio, sottosegretario alla presidenza del Consiglio. Che spiega: “Non sta in piedi la storia dei due forni, non abbiamo proposto un candidato in grado di unire tutti”. E avverte: “Se adesso ripartissero le politiche di pura interdizione allora sarebbe un problema”.