Forza Italia: Fitto passa all’incasso, Verdini rischia
E’ il momento della resa dei conti, tra chi ha vinto e chi ha perso. Forza Italia ribolle, dopo la bruciante sconfitta incassata nella partita del Quirinale. Parte il processo ai colpevoli e le richieste dei “vincitori”. Tra cui, ovviamente, spicca Raffaele Fitto, dissidente ormai di lungo corso che approfitta dell’occasione per chiedere una volta in più un totale azzeramento degli organi di partito.
L’ex governatore pugliese non accenna ad abbassare i toni della polemica contro i vertici del partito azzurro: ipotizza la creazione di un direttorio o una segreteria ristretta, “Che Renzi voglia più forni, mi pare naturale e furbo dal suo punto di vista. Il problema sarebbero i “fornai” che ancora gli dovessero credere…”. Ed uno dei “fornai” pare che sia pronto a pagare.
Secondo il Corriere della Sera, infatti, Silvio Berlusconi potrebbe decidere di rinunciare – sebbene “a malincuore” – a Denis Verdini e al suo ruolo di mediatore e uomo delle trattative con Renzi. Tanti i malumori, sia dei parlamentari che della rete, per non parlare della pubblica scomunica di Maria Rosaria Rossi – sempre più braccio destro del leader forzista – che ha criticato aspramente l’operato del duo composto da Verdini e Gianni Letta nelle trattative per il Quirinale.
Forza Italia, Berlusconi predica unità
Nonostante il rimescolamento in atto, Berlusconi continua a predicare unità. L’obiettivo è di riprendere saldamente in mano le redini del partito ma, al tempo stesso, non interrompere il dialogo con il premier Matteo Renzi sulle riforme. Il ragionamento è chiaro: la partita del Quirinale ha cambiato le regole e non si accetteranno più diktat, ma il dialogo va avanti, perché secondo Berlusconi, come spiegato dal Giornale, “se le riforme sono funzionali a quello che diciamo da vent’anni non possiamo tirarci indietro”.
Unità, dunque. Che passa anche dai rapporti con Angelino Alfano ed Area Popolare (NCD-UDC). Che secondo l’ex premier “vanno riallacciati”, proseguendo la linea di dialogo intrapresa – e poi bruscamente interrotta, con uno sgarbo evidentemente già perdonato – durante le trattative per il Quirinale.