Lo scorso 31 gennaio 2015 è stato finalmente eletto il nuovo presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. Tra i vari commenti giunti da più parti sul nuovo inquilino del Quirinale non poteva mancare quello di Beppe Grillo, leader del Movimento 5 Stelle.
La valutazione di Grillo è giunta, come di routine, con un post sul suo blog intitolato “Mattarella, celo, manca” in cui l’ex comico mette ironicamente a paragone l’appena trascorsa scelta del nuovo capo dello Stato alla raccolta delle figurine Panini. “E’ finita la raccolta delle figurine Panini per l’album del Quirinale. Prodi? Celo, manca, celo, manca, manca proprio. Fassino? manca, manca , manca. Amato buttato contro il muro, carta coperta da Mattarella, manca, manca, l’ex tesoriere di Bottino Craxi” esordisce il leader pentastellato, passando in rassegna le altre proposte che erano passate al vaglio delle forze politiche.
La critica continua poi nella più classica direzione, cioè nei confronti del presidente del Consiglio e dei leader dell’opposizione, i quali a vedere di Grillo hanno fatto il loro gioco non ponendo ancora una volta in cima gli interessi degli italiani: “E’ avvenuto una specie di Carnevale anticipato durante il quale i problemi del Paese sono stati accantonati in nome di una guerra tra bande per posizionare il proprio candidato sperando che in futuro faccia l’interesse di chi ha contribuito a farlo eleggere. Il Palio di Siena dove la regola è “nessuna regola” trasferito in Parlamento”. Per quanto riguarda invece la “vittoria” di Renzi su Berlusconi per la scelta del candidato e la conseguente spaccatura del centrodestra, il genovese dissente da tutti coloro che hanno visto quello del presidente del Consiglio come un trionfo sostenendo che “Si parla di vittorie e sconfitte (l’Italia è sullo sfondo e c’entra poco o nulla) e nessuno ci sta ad aver perso. E’ sempre l’altro partito, capo corrente, l’ala dissidente o quella maggioritaria ad esserne uscita con le ossa rotte. Berlusconi ha perso? No! ha vinto. Renzie è stato degno di Machiavelli? No! ha agito in funzione delle circostanze e si è comportato da Bruto e Maramaldo e Giuda, oltre che mancare (come sempre) alla parola data, anche se mancare di parola al capo di un partito fondato insieme alla mafia non è peccato”.
L’unico che Beppe Grillo sembra risparmiare in questo contesto è invece Alfano, che ha “straperso ma per senso di responsabilità verso il Paese”. Conclude infine il post cercando di invitare alla riflessione quegli italiani che, “ora che l’album è completato”, torneranno a fare i conti con problemi reali e concreti come la corruzione e la disoccupazione.