Discorso Mattarella, il ricordo di Stefano Taché. Nel suo discorso di insediamento, il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha toccato tanti temi cari a tutti gli italiani. Tra questi ha voluto rivolgere un pensiero particolare al ricordo di Stefano Gaj Taché, il bambino ebreo ucciso nell’attentato alla Sinagoga di Roma del 9 ottobre 1982.
Era un sabato mattina e Stefano, che aveva due anni appena, si apprestava ad uscire insieme alla sua famiglia dalla Sinagoga al termine della festa di Sukkot. Una festa dedicata alle famiglie in cui si celebra la maggiore età dei ragazzi ebrei. In quel momento, quando stava quasi per scoccare il mezzogiorno, una macchina si accostò sul lungotevere. Da quella macchina scesero cinque uomini armati.
Tre granate contro le famiglie all’uscita della Sinagoga
L’accoglienza per le famiglie all’uscita dalla Sinagoga fu terribile: tre granate furono scagliate contro di loro. 37 i feriti. Tra questi Gadiel, il fratello di Stefano. Aveva quattro anni e rimase in fin di vita per settimane. Il piccolo Stefano perse la vita. L’intera città di Roma precipitò nel terrore. Il rabbino capo Toaff addirittura avvisò l’allora Presidente della Repubblica Sandro Pertini dei rischi che avrebbe corso se avesse partecipato, come avrebbe voluto, ai funerali di Stefano.
Giustizia non è ancora stata fatta
Dei cinque terroristi, ad oggi, ne è stato arrestato soltanto uno. La Sinagoga oggi come allora grida: “Non vogliamo pietà, vogliamo giustizia”. Anche l’unico arrestato, condannato all’ergastolo in contumacia ed estradato in Libia, non risulta infatti abbia scontato un solo giorno di carcere.
Nel 2012 l’omaggio di Napolitano alla Sinagoga
Già nel 2012, il nostro Presidente della Repubblica, allora Giorgio Napolitano, aveva voluto rendere omaggio alla comunità ebraica di Roma recandosi alla Sinagoga. Questo invece il passaggio del discorso di insediamento di Sergio Mattarella: “Il nostro Paese ha pagato, più volte, in un passato non troppo lontano, il prezzo dell’odio e dell’intolleranza. Voglio ricordare un solo nome: Stefano Taché, rimasto ucciso nel vile attacco terroristico alla Sinagoga di Roma nell’ottobre del 1982. Aveva solo due anni. Era un nostro bambino, un bambino italiano”.
La piazza intitolata a Stefano
Al piccolo Stefano, nel 2007, l’allora sindaco di Roma Walter Veltroni intitolò la piazza situata all’incrocio tra Via del Tempio e Via Catalana.
La riconoscenza del padre di Stefano
Commosso il padre di Stefano, Joseph Taché: “Non ho ascoltato direttamente il discorso del presidente ma me lo hanno riferito e nei suoi confronti ho una riconoscenza davvero affettuosa. Oggi siamo tutti a rischio perché il terrorismo colpisce tutti e sicuramente aver citato la morte di mio figlio ha una grande valenza politica, è un segno di apertura mentale, un segno di grande sensibilità”. Ha inoltre aggiunto: “Al presidente della Repubblica va la mia riconoscenza ed il mio affettuoso ringraziamento con tutto il cuore per aver ricordato mio figlio”.
Gadiel, fratello di Stefano: “Onorato e felice”
Il fratello Gadiel, oggi 36enne, ha così commentato le parole di Mattarella: “Sono onorato e felice che un presidente abbia parlato della sua tragedia, in un momento come questo, in cui il terrorismo è la battaglia più difficile che il mondo sta affrontando”. Parole che lo hanno sorpreso, ma come lui stesso ha voluto ricordare: “tutti e due abbiamo avuto i fratelli uccisi dal terrorismo, due violenze diverse, lui la mafia il io terrorismo internazionale, ma abbiamo vissuto due lutti simili. E allora ho capito che siamo sulla stessa lunghezza d’onda”. Ha poi aggiunto: “Mi piacerebbe anche conoscerlo subito di persona, anche insieme alla Comunità ebraica. Oppure venga lui a trovarci, sarebbe un grande onore”.
La comunità ebraica ringrazia Mattarella
Il Presidente della comunità ebraica di Roma, Riccardo Pacifici, ha così manifestato la propria gratitudine verso le parole di Sergio Mattarella: “Il gesto del Presidente della Repubblica riempie il cuore di speranza degli ebrei romani e italiani La famiglia di Stefano, i genitori e il fratello, vogliono a loro volta abbracciare il Presidente e immaginare che una volta per tutte il nome di Stefano venga inserito nell’elenco delle vittime del terrorismo in Italia. Per questo tale abbraccio non vuole rimanere solo una metafora, vorrebbero abbracciarlo di persona nelle modalità che riterrà opportune, compresa la possibilità di trovarsi insieme davanti alla lapide fuori della grande sinagoga a Roma, in Largo Stefano Gay Taché”. Ed ha inoltre aggiunto: “Abbiamo ascoltato commossi le parole del presidente della Repubblica Sergio Mattarella nel suo discorso d’insediamento alla Camera dei Deputati. Condividiamo ogni minimo passaggio: la maggiore attenzione che l’Italia deve alle comunità straniere, la valorizzazione delle diversità, il ricordo di chi 70 anni fa ha lottato contro il nazi-fascismo, la lotta alla mafia come priorità assoluta, la minaccia del terrorismo internazionale, i singoli valori che fanno della nostra Carta Costituzionale il fondamentale strumento di democrazia”.