Un appello per affrontare i drammi dei conflitti e della crisi economica è stato lanciato dai vescovi dei paesi dell’Africa Australe, cioè Angola, Botswana, Lesotho, Mozambico, Namibia, Sao Tomè e Principe, SudAfrica, Swaziland, Zimbabwe.
Ho deciso di riportarne ampi stralci in questo articolo perché, per una volta, si tratta di un appello tutt’altro che rituale, ma molto preciso sulle cause e sui moventi di guerre e grandi flussi migratori. L’ho anche trovato in qualche modo “rivoluzionario” perché non esita a criticare modelli e regimi che per i politici, spesso, sono intoccabili.
Affronta in modo chiaro i problemi di quella macro regione che è l’Africa Australe che, seppure in grande crescita economica, è oppressa da problemi di forti disuguaglianze, di forti migrazioni, e ancora di conflitti armati, palesi o occulti. In questo documento ci vedo una forte critica all’economia di mercato, che nessuno oggi osa fare. Una visione panafricana, ormai dimenticata da tutti. Eccone alcuni stralci:
I popoli dell’Africa sono in movimento, alcuni verso il progresso, alcuni perché fuggono la fame, la povertà, i conflitti armati. Consideriamo allarmante il fatto che nella nostra regione ci siano ancora grandi flussi di popoli. Due forze si scontrano: la pressione economica spinge le persone verso il Sud, la reazione li spinge indietro.
Si tratta di un problema transnazionale, per il quale non esistono soluzioni nazionali. L’intera regione deve stare insieme e affrontare questo enorme problema umano. I paesi che inviano i migranti e i paesi che li ricevono devono parlare tra di loro. Per i governi le persone devono venire prima di tutto.
La tutela della vita umana è il primo dovere di qualsiasi governo che rispetti le persone e le loro famiglie. Le cause principali di questi movimenti di migranti sono i conflitti armati e il fallimento economico. Per questo motivo è assolutamente necessario un nuovo modello economico in tutti i settori, un modello economico che sia inclusivo, che trascenda i confini politici.
Profughi impoveriti, gente in fuga dai conflitti devono avere la possibilità di vivere in una economia restaurata per ricostruire la loro vita. Possono essere arrestati (avviene in Sudafrica o in Zimbabwe a danno dei migranti mozambicani – n.d.r.). L’ostilità etnica come risultato della migrazione non è degno della gente d’Africa e del loro grande sogno panafricano di un continente unito. I leader africani non devono aspettare fino a quando la situazione sfuggirà di mano, quando potenze straniere arriveranno e agiranno come poliziotti, umiliando l’Africa.
Facciamo appello ai nostri leader perché diano lavoro a tutti i nostri cittadini in modo che non debbano andare in esilio.
Raffaele Masto