Turbinio di attività diplomatica in Ucraina. Oggi in missione a Kiev, John Kerry, Segretario di Stato Usa, ma anche Angela Merkel, Cancelliera tedesca e Francois Hollande, Presidente francese. I leader europei preparano la Conferenza sulla Sicurezza di Monaco che si terrà a breve. Kerry a colloquio con Poroschenko per valutare l’invio di armi americane.
Diplomazia a lavoro
L’Occidente impegnato sul fronte dei negoziati per porre fine alla guerra nelle regioni sudorientali dell’Ucraina: Merkel e Hollande, oggi a Kiev, domani dovrebbero volare verso Mosca per un colloquio con Vladimir Putin. Al Presidente russo probabilmente verrà chiesto maggiore impegno per una soluzione politica del conflitto: soprattutto negli Usa monta la richiesta di inviare armi direttamente alle autorità di Kiev.
Nonostante Obama si sia finora dichiarato contrario, la proposta è fortemente caldeggiata da analisti e militari della dirigenza Usa, fra i quali il comandante militare dell’Alleanza Atlantica, generale Philip M. Breedlove, il generale Martin E. Dempsey, capo del Joint Chiefs of Staff e principale consigliere militare di Obama, il consigliere presidenziale per la Sicurezza Susan Rice e il segretario di stato alla Difesa Ashton Carter.
Mentre la rinnovata offensiva dei separatisti determina il fallimento degli accordi di Minsk – punti condivisi: cessate-il fuoco permanente, ritiro delle truppe russe, confini sicuri tra Ucraina e Russia, un certo grado di autonomia politica per le regioni conquistate dai ribelli – si avvicina la Conferenza sulla Sicurezza di Monaco. Il tradizionale incontro tra le potenze mondiali si terrà questo weekend.
Nuova era
La 51esima Conferenza sulla Sicurezza di Monaco per molti analisti segna una vera e propria svolta nelle relazioni internazionali. Il conflitto siriano e, soprattutto, quello ucraino –considerati le grandi sfide del 2014 – sono stati gravemente sottovalutati dai partecipanti dello scorso anno. Oggi è chiaro che l’escalation e la regionalizzazione dei due conflitti ha dato inizio a un nuova era di caos.
Come ha recentemente sottolineato Javier Solana, ex responsabile per la diplomazia dell’Ue: “per molti anni abbiamo vissuto nell’illusione che la transizione da mondo unipolare a multipolare sarebbe stata pacifica” ma come Occidente ci sbagliavamo, dice Solana: “il problema più grande è stato il fallimento dei paesi sviluppati – gli architetti dell’ordine post-seconda guerra mondiale – di formulare una strategia inclusiva per affrontare le sfide globali e gestire la transizione verso un nuovo sistema internazionale”.
“La ragione di questo fallimento è semplice – afferma Solana – l’Occidente ha permesso che preoccupazioni tattiche a breve termine ostacolassero lo sviluppo di una visione strategica a lungo termine”. Come ha scritto Roger Cohen sul The New York Times stiamo assistendo al “grande svelamento” dei risultati di questo atteggiamento; “tra le rovine, la gente comincia a chiedersi: come è potuto accadere?”.