I senatori di Scelta Civica rispondono presente all’appello di Matteo Renzi. Si può “individuare un approdo comune e un comune cammino per il cambiamento dell’Italia”: così il premier ha aperto le porte ai transfughi del partito fondato da Mario Monti. “Accogliamo l’invito di Renzi a un percorso e a un approdo comuni. Per questo aderiamo ai Gruppi del Pd di Senato e Camera, alcuni di noi anche al partito”. Scrivono in una nota 8 parlamentari Sc (Susta, Giannini, Maran, Lanzillotta, Ichino, Borletti Buitoni, Tinagli, Calenda). Decisione anticipata in mattinata dal ministro dell’Istruzione Stefania Giannini che aveva suonato il de profundis della creatura montiana. “Il grande progetto di Mario Monti ha avuto un grande senso, ora ha esaurito la sua funzione”. “Non è un piccolo esodo – ha proseguito Giannini – ma una evoluzione in parte attesa, perchè questo è un momento in cui si devono aggregare strutturalmente tutte le forze riformiste”.
Tecnicamente la maggioranza di governo non si allarga, anche se il partito della vice-segretaria Deborah Serracchiani espande la sua sfera d’influenza in un Senato i cui numeri sono sempre stati precari. Tanto è vero che proprio la presidente del Friuli ha auspicato un’estensione della maggioranza, richiamando al senso di “responsabilità”.
Quel che resta di Scelta Civica
Già con la delusione elettorale, fino alla defezione del padre fondatore Mario Monti, Scelta Civica non ha mai mostrato stabilità tra i banchi del Parlamento italiano. L’area di centro – Udc, Ncd, Centro Democratico, Area Popolare e tanti altri – è la più movimentata dall’inizio di questa legislatura. A tal punto che Enrico Zanetti, esponente massimo di Sc e sottosegretario all’economia, aveva indetto per questa domenica il primo congresso nazionale del suo partito magari con l’intento di serrare i ranghi e proporre un’alternativa più autonoma. Molto probabilmente non sarà una festa. Del gruppo parlamentare al Senato rimarranno in pochi, se non nessuno. Anche la senatrice con la carica più alta, il ministro Stefania Giannini, verosimilmente lascerà il gruppo.
Lo spostamento al centro del Pd
L’ingresso nel Pd di nuovi esponenti, che possono essere definiti centristi (se non addirittura tecnici), segnala ancor di più un asse spostato dalla sinistra post-comunista verso il centro. “L’approdo comune” dei senatori di Sc segue l’evento della settimana scorsa, ovvero l’elezione del Presidente della Repubblica, appunto membro di spicco della Democrazia Cristiana dagli anni 80 e ministro nei governi dell’Ulivo tra i popolari.