Costruire un processo di riforma degli enti locali che porti alla fine ad avere in Italia “una ventina di macroaree” partendo però non dai confini delle Regioni ma dall’aggregazione delle loro funzioni. Con l’obiettivo di “creare entità programmatori che sono al massimo convenzioni tra le regioni esistenti. E se poi funziona questa può diventare la base per parlare anche di confini e di macroregioni”. Lo ha detto il presidente della Conferenza delle Regioni, Sergio Chiamparino, in occasione dell’inaugurazione dell’anno accademico dell’Università del Piemonte orientale questa mattina a Vercelli.
“Alla coraggiosa riforma istituzionale in corso in Italia – ha aggiunto Chiamparino – deve corrispondere una riforma altrettanto coraggiosa degli enti locali. Occorre costruire dei processi di cooperazione interregionale per far recuperare alle Regioni il ruolo di indirizzo e programmazione che hanno storicamente avuto fin dai loro esordi. In modo casi le Regioni hanno trasferito in periferia molti vizi e sono diventate delle Repubblichette centralistiche che distribuiscono mille euro a destra e a manca. E questo non va bene”.
“Occorre creare delle aree pluriregionali – ha aggiunto Chiamparino – che siano un luogo di aggregazione e progettazione. Gli ambiti di questa collaborazione – ha specificato – sono molti: trasporti, ambiente, fondi europei e la stessa sanità”. Per Chiamparino questo processo va realizzato “senza costruire nuove strutture e può diventare il primo passo verso aggregazioni future più strutturate. Per creare queste nuove entità programmatorie – ha ancora aggiunto Chiamparino – che siano al massimo convenzioni tra le regioni esistenti, sarebbe auspicabile che si potesse decostituzionalizzare il processo di aggregazione delle Regioni. Messo in questi termini, infatti, tale percorso non bloccherebbe il processo delle riforme”.