“Il patto del Nazareno è venuto meno, vuol dire che il governo sarà disponibile ad accogliere miglioramenti effettivi della legge elettorale”. Stefano Fassina, intervistato dal Gr1, rilancia le proposte della sinistradem, dopo la crisi dell’accordo del Nazareno a seguito dello scambio di battute al veleno tra il leader di Forza Italia Silvio Berlusconi ed il premier Matteo Renzi.
Ed ora, per Fassina, prioritaria è la compattezza del PD, a partire dalla rimozione dei capilista bloccati nell’Italicum, questione che secondo l’ex viceministro può raccogliere un ampio sostegno: “c’è assolutamente la possibilità che il Pd sia compatto, c’è la possibilità di raccogliere il consenso di altre parti dell’opposizione che non vogliono capilista bloccati, quindi c’è la possibilità di andare oltre i confini della maggioranza pur perdendo il supporto di Berlusconi.
Fassina parla anche al Mattino, elogiando la ritrovata unità del PD sul Quirinale – “L’elezione di Mattarella è stata un passaggio importante che ha dimostrato che il Pd può essere unito e arrivare a soluzioni di grande valore – e accogliendo con sollievo la crisi dell’asse con Berlusconi, sottolineando “il senso di liberazione con cui il governo e il partito hanno salutato la scelta di Berlusconi di dichiarare rotto il patto”.
Sull’Italicum, Francesco Boccia – intervistato da Repubblica – è sulla stessa lunghezza d’onda di Fassina: “Niente capilista bloccati, ma preferenze: è l’unico antidoto vero al populismo. Settanta per cento di candidati eletti con questo sistema, ai partiti al massimo un trenta per cento di nominati”. E aggiunge: “Io penso che in cuor suo anche il segretario vorrebbe le preferenze. Una serie di circostanze l’hanno spinto su un’altra strada. Ora magari le circostanze sono cambiate. Renzi sia fermo nel chiedere il rispetto dei tempi ma anche umile nel sapere ascoltare ancora”.
Per Boccia però l’asse del Nazareno potrebbe non essersi rotto. Ma anzi, potrebbe essere l’occasione per un confronto diretto tra leader, lasciando da parte “ambasciatori ormai sconfessati” come Denis Verdini. Secondo Boccia “Berlusconi può benissimo accontentarsi di portare a casa il trenta per cento di fedelissimi eletti” e inoltre potrebbe essere interessato anche ad allargare il premio di maggioranza “anche alle coalizioni apparentate, sul modello dei comuni”.
Boschi sull’Italicum: non si cambia più
Uno stop a chi frena – sia dentro che fuori dal PD – arriva però da Maria Elena Boschi, ministro per le Riforme intervistata da La Stampa. La Boschi traccia il percorso: una settimana di sedute dalle 9 alle 23 e nessuna modifica al testo. E su Forza Italia: “Non si tratta di minacciare nessuno. Abbiamo fatto la legge elettorale con loro: ora, se vogliono continuare a contribuire, bene, altrimenti noi andiamo avanti lo stesso. L’Italicum non si cambia più, non si torna indietro. Il testo del Senato è buono ed efficace e rilanciare sempre significa farla fallire”.
Per il ministro “la maggioranza è autosufficiente, come ha dimostrato su tante altre leggi che Forza Italia non ha votato, come il Jobs act per esempio”. E sul rischio di deriva autoritaria denunciato da Berlusconi: “mi fa sorridere. Credo che Forza Italia debba preoccuparsi più di evitare la propria deriva, il naufragio del partito”.
Ma sull’Italicum e, più, in generale, sulle riforme, interviene anche l’ex premier Enrico Letta, che avverte della necessità di evitare strappi: “Condivido il messaggio del Presidente della Repubblica sul fatto che le riforme costituzionali sono necessarie per il rilancio del Paese e quindi il Parlamento deve accelerare in questa direzione, ma penso anche che per farle sia necessaria una maggioranza che sia la più ampia possibile e che esse, per essere incisive, non possano essere fatte con un consenso ristretto”.