Intervista all’economista Bruno Amoroso, allievo e amico di Federico Caffè
L’Unione europea va sottratta alla spirale di guerra innescata dagli Usa e posta nelle condizioni di garantire la democrazia che, da sempre, esprime il volere e il potere del popolo che le istituzioni dovrebbero realizzare: la nostra Costituzione non a caso recepisce questo concetto che è alla base del sistema politico per impedire il consolidarsi di gruppi di potere e posizioni privilegiate di governo in contrasto con la volontà popolare e il bene comune. Ergo, la democrazia si riconquista dando voce al popolo, con buona pace di chi ama discettare sul disagio della democrazia.
Con parole semplici ma piene di forte preoccupazione, dalla sua dimora danese, l’economista Bruno Amoroso, allievo e amico di Federico Caffè, l’integerrimo economista che aborriva essere consigliere del Principe e metteva in guardia negli anni ’70 dagli incappucciati della finanza alla caccia dei risparmi dei cittadini, analizza il momento storico-politico del Vecchio Continente, dove, chiarisce Amoroso, al centro del progetto europeo ci sono la delega alle élite, il rilancio delle associazioni massoniche, il controllo della formazione universitaria e dei media, le forme moderne di retorica e populismo, la frantumazione delle relazioni sociali e la conseguente repressione sociale, che però non è stata ancora estinta, la manipolazione dei bisogni con cui si sono edificate società, come già denunciato da Caffè, opulente e abbondanti del superfluo, ma prive delle cose essenziali e indispensabili alla vita delle persone.
Dall’analisi impietosa, al che fare di leniniana memoria, per uscire dal tunnel della crisi o meglio truffa finanziaria, dice lei, che dal 2008 sta producendo crescenti diseguaglianze economico-sociali, corrosive della democrazia?
La democrazia si riconquista dando voce al popolo, con buona pace di chi ama discettare sul disagio della democrazia, risponde secco Amoroso e porre fine alle disastrose politiche di austerità della Troika: rinegoziare i trattati europei; eliminare misure inique come il fiscal compact e il Patto di stabilità.
Il mittente principale di queste sue proposte è la Banca Centrale Europea dove siede Mario Draghi che a suo tempo è stato allievo di Caffè. E sa quale fu la tesi di laurea che Draghi – racconta Amoroso – su indicazione di Caffè, discusse? L’euro, quando della moneta non si parlava. E sa come finiva la tesi? Che se adottata, la scelta della moneta unica, cioè l’euro, sarebbe stata sbagliata e avrebbe procurato divisioni e danni alle popolazioni.
Altri tempi, ora Draghi siede sulla più alta poltrona di comando, la Bce. E oggi gestisce – chiosa Amoroso – sapientemente i padroni della finanza internazionale che porteranno al disastro del progetto europeo e dei paesi dell’Europa del sud, Italia compresa e contemporaneamente la Bce sta portando avanti, coerentemente, i suoi piani di esproprio dei risparmi degli europei completando l’operazione iniziata nel 2008 e introducendo misure, l’Unione Bancaria, che mettono nelle mani della peggiore finanza speculativa il sistema bancario europeo.
Veniamo al nostro Paese: si ipotizza da qualche parte un accordo tra Mario Draghi e Matteo Renzi come anche tra Matteo Renzi e Angela Merkel: che ne pensa?
Draghi non ha bisogno di fermare Renzi. Sa benissimo che Renzi per conservare il potere seguirà le sue indicazioni, perfino in anticipo come ha fatto con il provvedimento contro le Banche Popolari, che è un vecchio cruccio di Draghi. Anche lui non ama ciò che non controlla. Renzi non ha un accodo né con Draghi nè con la Merkel, ma è furbo abbastanza da capire che lui e il suo Governo esistono fintanto non entra in collisione con la Troika. La differenza di Renzi e Tsipras è tutta qui.
Carlo Patrignani