Le condizioni di detenzione nelle carceri italiane. Ancora una volta è quest’argomento il centro del dibattito politico. Ancora una volta è il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, a spingere sull’acceleratore attraverso uno dei suoi moniti.
“E’ ora – scrive Napolitano in una nota – di fare il punto sulle misure adottate e da adottare, anche in ossequio alla nota sentenza della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo”. Una sentenza della Corte di Strasburgo ha condannato l’Italia, nel gennaio 2013, a prendere misure per ridurre il sovraffollamento nelle carceri. Sentenza che va rispettata entro e non oltre martedì 27 maggio. Ancora: coloro che vivono nelle celle con meno di 3 metri quadri di spazio, andranno indennizzati secondo l’istituzione Ue.
Il piano governativo si articolerà così: da una parte tutta una serie di norme che facciano diminuire le entrate nelle carceri, aumentando – contestualmente – le uscite. Dall’altra parte verranno costruite nuove carceri e ristrutturate le strutture fatiscenti. Le iniziative messe in atto dal Governo Letta, comunque, hanno portato ad alcuni risultati positivi: le vittime di sovraffollamento sono passate da oltre 10.000 a 1.972, mentre i detenuti da 66.028 a 60.419 (marzo 2013). Ed altre iniziative sono state messe nero su bianco da parte del Ministero della Giustizia.
L’occasione per riaccendere l’attenzione nasce dallo sciopero della fame e della sete indetto dal leader dei Radicali Italiani, Marco Pannella, proprio sulla situazione carceraria nostrana. E Napolitano ringrazia il Papa, Francesco I, per aver contattato telefonicamente il leader radicale: “nel salutare il Pontefice, a conclusione della storica cerimonia di questa mattina in San Pietro ho voluto ringraziarlo per il generoso gesto della sua telefonata di qualche giorno fa a Marco Pannella, che si espone anche a un grave rischio per la sua salute per perorare la causa delle migliaia di detenuti ristretti in condizioni disumane in carceri sovraffollate e inidonee”.
Daniele Errera