Governo Renzi: il caso dei 27 Decreti legge in ritardo

Pubblicato il 10 Febbraio 2015 alle 11:29 Autore: Ludovico Martocchia

L’Articolo 77 della Costituzione stabilisce che “in casi di necessità e d’urgenza” il Governo possa adottare decreti legge da presentare il giorno stesso “per la conversione alle Camere”. Ebbene secondo uno studio del Fatto Quotidiano, i 27 decreti varati dal Consiglio dei Ministri presieduto da Matteo Renzi, “registrano un ritardo medio di trasmissione alle Camere di ben dieci giorni”. Cosa vuol dire? Che tra il momento in cui il Governo vara il provvedimento e tra quando viene calendarizzato in Parlamento trascorrono innumerevoli giorni, utili all’esecutivo per modificare il testo stesso del decreto.

Carta forzata, viene meno l’urgenza

La conseguenza di questo atteggiamento è la violazione stessa della Carta. Infatti i padri costituenti avevano previsto la possibilità di legiferare per il Governo solo in casi estremi, avvenimenti imprevisti impossibili da risolvere per la lentezza dell’iter legislativo bicamerale. Se passano dieci o venti giorni significa che non c’era nessuna urgenza a cui rispondere.

Sull’argomento concordano anche vari professori e costituzionalisti, come Gaetano Azzariti e Lorenza Carlassare, interpellati dal giornale di Marco Travaglio. I decreti vanno presentati il giorno stesso, convertiti entro 60 giorni, senza possibilità di reiterazione – come stabilito da una sentenza del 1996 della Corte Costituzionale, che vieta anche che il Governo possa utilizzare il provvedimento quale normale strumento normativo. Tuttavia quest’ultima attività è una prassi frequentissima degli ultimi esecutivi, da Berlusconi a Letta, passando per Monti.

decreti legge governo in ritardi

Quali sono questi Decreti

Per tutto l’anno, il Governo Renzi ha presentato alle Camere in decreti ritardo: i più clamorosi sono il decreto Proroga Commissari con 42 giorni di ritardo, il decreto Emilia con 24 giorni, il decreto Casa (16 giorni), il decreto Cultura (nove giorni). Anche i provvedimenti fortemente voluti dal Premier come quello sulla Scuola o sugli 80 euro (Irpef) hanno rispettivamente una dilazione di otto e sei giorni. Tutto ciò dimostra come gli esecutivi moderni siano incompatibili con la Carta entrata in vigore nel lontano 1948, due sono le soluzioni inconciliabili: o si modifica la seconda parte della Costituzione prevedendo nuovi poteri per il Governo, o si rispettano le norme come l’articolo 77, procedendo con più lentezza ma con rispetto della certezza del diritto.

Ludovico Martocchia

L'autore: Ludovico Martocchia

Nato e cresciuto nella periferia romana. Ha frequentato il Liceo Scientifico Francesco D'Assisi, ora studia Scienze Politiche alla Luiss. Da sempre appassionato di politica, scrive anche su Europinione.it. Ma prima di ogni cosa, libero pensatore.
Tutti gli articoli di Ludovico Martocchia →