Di questi tempi le liste vanno di moda. Prima i “franchi soccorritori” quirinalizi, poi la lista Falciani sui grandi evasori della banca svizzera Hbsc (tra cui 7500 italiani) e, per concludere, gli “stabilizzatori” governativi. Otto sono i transfughi di Scelta Civica che nei giorni scorsi si sono accodati al Partito della Nazione renziano: Pietro Ichino, Alessandro Maran, Linda Lanzillotta (vice-presidente del Senato), Gianluca Susta, Irene Tinagli, Stefania Giannini (ministro dell’Istruzione), Ilaria Borletti Buitoni (sottosegretario ai Beni Culturali), Carlo Calenda (viceministro dello Sviluppo Economico). Da Palazzo Chigi ne attendono altri. Lo sussurrano in tanti in questi giorni di metamorfosi parlamentare, ma pochi si espongono ufficialmente. Vincenzo D’Anna è uno di questi.
La lista di D’Anna
Vice-presidente di Gal che sta per “Grandi Autonomie e Libertà”. Un combattivo gruppuscolo di 15 senatori che mette insieme Forza Italia, Nuovo Centro Destra, Lega Nord e Grande Sud. Una macedonia impazzita. Il riferimento è uno solo: il Mezzogiorno e il deus ex machina è Raffaele Fitto, ras delle preferenze in Puglia. Ma torniamo a D’Anna che nel partito, sia per status che per charme, è tra i più ascoltati. Sicuramente è tra i pochi che non salirà sul carro di Renzi. E di fronte al taccuino aperto di Fabrizio Roncone (Corsera) spiattella lì le cifre degli “stabilizzatori-responsabili” e pure qualche nome. Senza peli sulla lingua. “Io non li chiamo ‘stabilizzatori’- chiarisce subito- per me sono i nuovi ‘responsabili’, gli eredi di Scilipoti”. Seconda premessa: “tutti i senatori” di questo elenco “hanno in animo di aiutare Renzi nelle varie votazioni” o addirittura di “creare un grande gruppo autonomo” che potrebbe confluire nel Pd. Picchia duro, questo D’Anna. Poi, con inusuale nonchalance, fa i nomi. Per l’Ncd in pista ci sono Antonio Gentile e Guido Viceconte, più “un po’ di senatori calabresi e praticamente tutti i siciliani”. In pratica, tutto il partito. Ma comunque nulla cambierebbe visto che i “diversamente berlusconiani” sono già in maggioranza. Il dubbio potrebbe ricadere sugli esclusi dalla “lista D’Anna”, usciti piuttosto malconci dalla partita Quirinale. Ma alla fine si accoderanno anche loro. Poi ci sono i fuoriusciti a 5 stelle: i 18 senatori ex grillini vanno conteggiati “tutti” e parecchi vestiranno “la maglietta del Pd”. I nomi non li fa, perché non li ricorda. Vanno ricordati Adele Gambaro (ha già cambiato tre sigle), Marino Mastrangeli (votò il governo Letta), Paola De Pin (ha appoggiato la lista Tsipras) e Luis Alberto Orellana (fondatore di Italia Lavori in Corso). In Forza Italia “almeno in cinque o sei sono pronti a tradire”, ma qualcuno pensa siano di più. Addirittura in 15. Una cosa è certa: sono “incappucciati amici di Verdini”. Rimane solo Gal. Il partito di D’Anna. “Qui la scena è variegata- precisa il nostro- ci sono l’ex leghista Michelino Davico e l’ex Ncd Antonio Caridi… i renziani li considerano cosa loro”. Però la situazione si fa più “scivolosa” per “Mario Ferrara e Giovanni Mauro, che fanno riferimento a Gianfranco Micciché, e Antonio Scavone e Giuseppe Compagnone, che invece sono nella scuderia di Raffaele Lombardo”. Tutti siciliani. Se Renzi dovesse davvero aprire al Ministero per il Mezzogiorno come si dice, i voti favorevoli potrebbero arrivare davvero. Do ut des. I soccorritori sicuri invece sono Paolo Naccarato, Angela D’Onghia e Tito Di Maggio. E lei senatore D’Anna? “Non sono interessato”. Laconico.
In Aula, in aula
Oggi intanto è iniziata la discussione alla Camera sulla riforma Costituzionale con i primi attriti post-Nazareno. Esclusi i colpi di scena, entro sabato si chiude. A marzo sempre a Montecitorio torna la legge elettorale. E se l’Italicum dovesse subire qualche modifica, i senatori avranno modo di rifarsi. E potrebbe essere un test decisivo per il governo di misurare la nuova armata Brancaleone che lavorerà di concerto con Ncd, alleato ritrovato. “Noi sulle riforme ci stiamo – ha confermato Alfano al premier – perché fanno parte del patto di maggioranza. Ma adesso ti chiediamo di costruire insieme l’agenda 2015”.
Qualche anno fa Renzi diceva: “non si sta in Parlamento con i voti presi dal Pd per andare contro il Pd” (2010) o “quando uno se ne va, deve fare il favore di lasciare anche il seggiolino” (2011). Si sa, quei tempi sono passati. Oggi, conta solo la “lista D’Anna”.