Il costo del lavoro, il suo aumento, soprattutto il suo aumento diseguale, è tra i grandi temi del dibattito economico dopo lo scoppio della crisi economica dal 2008 in poi.
I PIIGS erano stati i Paesi che avevano avuto un aumento del costo del lavoro più rilevante tra il 2000 e il 2008. Come vediamo nel’ultima delle infografiche, quella con l’andamento temporale, Spagna, Italia e Grecia erano decisamente più in basso rispetto al 2005 di quanto lo fosse la Germania.
E dopo, fino al 2008, il loro costo del lavoro è aumentato maggiormente, per poi declinare, tranne che per l’Italia, che infatti ora risulta il Paese, tra questi, con il costo del lavoro più alto in termini di incremento rispetto al 2005.
Lo si osserva anche nella mappa, tra le infografiche, dove si vede che i Paesi con maggiore incremento del costo del lavoro sono quelli, come Estonia o Paesi scandinavi, l’Inghilterra, il Belgio, Paesi che si sono ripresi meglio di altri dalla crisi economica. Mentre tra i più bassi vi sono Paesi come Irlanda, Grecia, Spagna, Portogallo, in cui uno dei primi effetti della recessione è stato il calo del costo del lavoro per riacquistare produttività.
Con due eccezioni di segno diverso: Germania e Italia. La Germania, nonostante le più che buone performances economiche ha un costo del lavoro che è cresciuto molto meno della media, meno dell’Italia, in cui invece è cresciuto come in Paesi più ricchi come i Paesi Bassi o l’Austria, nonostante noi apparteniamo di diritto ai PIIGS.
La seconda delle infografiche mostra appunto la grande variabilità esistente in Europa nel costo del lavoro relativo, ovvero rispetto ai valori del 2005, in cui si va da un livello quasi fermo, quello del Portogallo, all’aumento del 57% verificatosi in Estonia.
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