Yanis Varoufakis, lo scoppiettante nuovo ministro dell’economia greco, l’aveva affermato:
“I funzionari italiani, non vi posso dire di quale grande istituzione, mi hanno detto di sostenerci, ma non di non poter dire la verità perchè anche l’Italia rischia la bancarotta e loro temono la reazione della Germania” e poi “Affrontiamo la questione, la situazione del debito italiano è insostenibile”.
Varoufakis è un esperto di teoria dei giochi, e probabilmente fa parte della sua strategia quella di provare a instillare la convinzione che se la Grecia fosse costretta a uscire dall’euro si scatenerebbe una reazione a catena, in cui il birillo più grosso a cadere sarebbe proprio l’Italia.
Tuttavia sono veramente le due situazioni paragonabili?
La Grecia ha già dovuto accedere al Fondo Salva-Stati per ottenere liquidità necessaria a pagare le proprie spese, in primis gli interessi per il debito, ha subito un haircut, ovvero un taglio del debito stesso del 70% del valore nominale, ovviamente in cambio di dure riforme, nello stesso periodo, i primi mesi del 2012, in cui al contrario l’Italia stava affrontando sacrifici, con il governo Monti, proprio per evitare ogni aiuto e ogni operazione simile.
Non vi sono quindi gli stessi precedenti, e in una scienza non esatta che si basa molto sulla percezione e sulla fiducia, come l’economia, i precedenti contano.
Debito: solo il 35,6% del debito italiano detenuto all’estero
Oltre alle pur importanti considerazioni di tipo politico, contano anche i numeri. Soprattutto i numeri.
Il debito italiano è ampio, ha toccato il 135%, e certamente continua a crescere, essendo arrivato nel novembre 2014 a 2160 miliardi di € di valore assoluto. Tuttavia la sua composizione è decisamente cambiata negli anni, e dopo avere raggiunto la maggioranza assoluta in mano a stranieri, privati, banche, istituzioni finanziarie, dopo la crisi del 2011, è riuscito ad attirare il risparmio italiano, tanto che oggi risulta essere il Paese con la minore esposizione verso l’estero, come si vede dal seguente grafico. Si noti invece il dato della Grecia, con il 50% in più di esposizione verso governi, banche, privati stranieri.
Più approfonditamente, è bene anche osservare l’intero panorama dei debiti dei Paesi industrializzati, le profonde differenze strutturali che li caratterizzano e si capisce come Grecia e Italia siano ai due estremi, la Grecia dipende dal prestito dei governi europei, tra cui l’Italia stessa per 40 miliardi, per quasi tutto l’ammontare del debito. Questa voce è quasi non esistente per quello italiano, invece detenuto da banche e privati italiani.
E’ una situazione più simile a quella giapponese, in cui un debito pur in crescita e ormai ben oltre il 200% del PIL non ingenera proprio per questa composizione timori di un default.
Il debito greco è quindi strutturalmente differente, come vediamo anche dal prospetto seguente, in cui vengono distinte maggiormente le componenti:
Solo una minoranza sono titoli veri e propri, negoziabili, la grandissima parte è in mano per il 60% ai Paesi UE tramite il fondo Salva-Stati, e per il 12% al Fmi, che fa parte della Troika. Si tratta quindi di istituzioni politiche, che non rispondono a negoziazione economica, ma agiscono in base alla fiducia che la Grecia può ispirare, per esempio sulla base della volontà di riformare la propria economia.
In Italia risparmi in salita, depositi di nuovo in calo in Grecia
Strettamente legate alle considerazioni sul debito, sono quelle sul risparmio.
Una delle conseguenze della crisi in Grecia è stato il crollo dei depositi, poi bloccatosi, ma ripreso con l’avvicinarsi delle elezioni, e la vittoria di Tsipras, come vediamo di seguito:
Si è passati da 240 miliardi a 140, certo anche in seguito alla fuga di capitali.
Nel caso italiano invece, nonostante la crisi, il 2014 è stato l’anno in cui la ricchezza finanziaria ha toccato i massimi storici, 4000 miliardi circa, tra titoli e contanti. Di seguito vediamo i dati fino al primo semestre del 2014.
Il modesto calo della ricchezza totale è dovuto solo al calo dei valori immobiliari, mentre quelli mobiliari hanno goduto di un aumento dal 2011 ad oggi.
E’ evidente come la perdurante forza del risparmio sia stato e sia una garanzia per la copertura del debito, più di quanto non possa essere altrove, soprattutto in Grecia.
Certamente nonostante la grande quantità di debito detenuta internamente i derivati che ad esso fanno riferimento potrebbero essere comunque oggetto di attacco speculativo, ma appunto, questi attacchi non accadono a caso, le considerazioni qui fatte contano e sono bene in mente agli operatori.