Belgio: terrorismo islamico alla sbarra
È terminato il più grande processo contro un gruppo jihadista della storia del Belgio. I leader e diversi membri di Sharia4Belgium erano accusati di aver formato un’organizzazione terroristica.
Il processo
Questa mattina la corte penale di Anversa ha definito la formazione Sharia4Belgium un “gruppo terroristico salafita”; il suo leader Fouad Belkacem è stato condannato a 12 anni di carcere, stabilite pene detentive, non inferiori ai 3 anni di reclusione, per tutti e 46 gli imputati.
La corte belga ha anche ordinato l’arresto di 37 altri imputati presumibilmente ancora in Siria; secondo la difesa, alcuni di essi potrebbero essere morti. I giudici hanno sottolineato che è già capitato che dei terroristi simulino la propria morte per sfuggire alle condanne.
Il processo è cominciato il 29 settembre: l’ipotesi dell’accusa era che Sharia4Belgium fornisse aiuto logistico a chi volesse partecipare alla “guerra santa” in Siria. Tra di loro anche Remy Nemmouchè – ha ucciso 4 persone al museo ebraico di Bruxelles nel Maggio scorso – il killer solitario che fece aprire gli occhi all’Occidente sul “terrorismo di ritorno”.
I “pentiti” dell’Isis
Jejoen Bontinck, condannato a 40 mesi di carcere, ha fornito il maggiore contributo all’esito del processo. A 20 anni si era recato a combattere in Siria, una volta confidato ai propri compagni di voler far ritorno a casa, venne imprigionato e torturato ad Aleppo.
In quel periodo conobbe il giornalista americano James Foley, il primo occidentale ad essere decapitato e filmato dall’Isis, e John Cantlie, inglese rapito in Siria nel 2012 diventato il “reporter dello Stato Islamico”. Bontinck venne incaricato di contattare le famiglie dei due ostaggi occidentali per negoziarne il rilascio a seguito del pagamento di un oneroso riscatto.
Come lui, altri elementi del gruppo hanno scelto di collaborare, molti spinti dal pentimento davanti a quello che hanno visto in Siria. Un’occasione più unica che rara di conoscere dall’interno lo Stato Islamico quella che hanno avuto i giudici di Anversa perché, come scriveva Daniele Raineri su Il Foglio qualche mese fa, “le deposizioni dei pentiti potrebbero diventare più rare, perché da qualche mese abbandonare lo Stato islamico è diventato più difficile di prima”, ora più di prima “il gruppo stesso punisce i disertori con violenza definitiva e ci sono storie su ex volontari che vorrebbero tornare a casa ma non possono perché temono di essere uccisi”.