Oggi l’Unità avrebbe compiuto 91 anni. Pochi quotidiani italiani possono vantare una storia così lunga, pochi hanno ospitato sulle proprie colonne grandi giornalisti e intellettuali che hanno profondamente segnato il Novecento italiano (il nome di Pasolini, da solo, può bastare a rendere l’idea). Eppure, da agosto, l’Unità non è più nelle edicole del Paese e da settembre il suo sito web non è più aggiornato.
La generale crisi economica e la particolare crisi dell’editoria hanno profondamente “semplificato” il panorama dell’informazione cartacea: l’Unità non è stata l’unica vittima ma è, senza dubbio, quella più eccellente. Passato lo scalpore suscitato dall’offerta d’acquisto di Daniela Santanché, non si conosce ancora se la testata fondata da Antonio Gramsci avrà un futuro né s’è capito cosa intenda fare de l’Unità il PD, l’erede del partito che per cinquant’anni le dettò la linea editoriale.
L’Unità eventualmente resuscitata, però, non potrebbe durare nel tempo senza essere prima radicalmente cambiata: tutti i quotidiani e i periodici, inclusi Corriere e Repubblica, flettono le proprie vendite e non c’è spazio alcuno per un nuovo “giornale omnibus” . Questo però non giustifica la passiva inerzia con cui, forse, qualcuno ha già accettato la fine di ciò che, per decenni, fu voce della sinistra italiana.
L’Unità può rinascere, solo con l’aiuto e il contributo del PD, trasformandosi in un nuovo strumento d’analisi “intelligente” della politica italiana e internazionale. Non un inutile giornaletto di partito mantenuto dai soldi dei contribuenti ma –è un’idea– un periodico d’opinione che accolga la critica e l’approfondimento di area progressista avvalendosi dei migliori editorialisti e intellettuali cui, tuttavia, garantire autonomia e indipendenza rispetto a posizioni e interessi dell’editore-partito di riferimento.
Un ibrido coi contenuti del “secondo giornale” e la periodicità del “settimanale”.
A me piacerebbe, magari dopo l’estate, ritrovare in edicola, ogni sabato, l’Unità così rinnovata: potrebbe rivelarsi un azzardo senza possibilità di successo, ma un ultimo tentativo va pur fatto.