“La battaglia è cambiare la politica economica europea”. La prima dichiarazione del premier Matteo Renzi, giunto a Bruxelles per il vertice del Consiglio Europeo che si apre stasera, è tutto un programma. Da mesi lo slogan è sempre il solito. Convince se stesso, lo ripete ai suoi che a loro volta cantano in coro lo stesso motivetto in tutti i talk show: se da qualche mese si parla di “flessibilità” e non più di rigore, è merito nostro. Punto. Poi, quel che succede quando si riuniscono i 28 o nelle riunioni bilaterali, è tutt’altra storia. Ma tant’è. Stamani il premier è apparso, come suo solito, agguerrito e deciso perché “portare più flessibilità” al tavolo delle trattative con i falchi dell’austerity, non sarà una passeggiata.
Grecia-Ue
Ieri si è aperto l’Eurogruppo in cui si sono riuniti i ministri dell’Economia dei 28 Stati membri. Più Christine Lagarde, la donna più potente del mondo, d.g del Fondo Monetario Internazionale creditore verso la Grecia di circa 25 miliardi. L’accordo non è stato trovato, ma solo rimandato di una settimana (nuovo vertice previsto per il 16). E tra i sostenitori della coppia Tsipras-Varoufakis, c’è già chi parla di una conferenza sul debito. Come quella del 1953. Oggi intanto i capi di Stato e di governo cercheranno di trovare una mediazione politica sulle richieste greche. Occhi puntati su Tsipras e Merkel. “Il punto centrale non e’ la politica economica greca–ha continuato Matteo Renzi arrivato al prevertice dei socialisti europei– ma l’antologia economica europea” che deve prevedere “più flessibilità e più crescita”.
Accordi di Minsk
Sono giorni di frenetiche trattative internazionali. E anche il premier italiano non può che osservare attentamente la caldissima questione ucraina. Da ieri a Minsk sono riuniti Angela Merkel, François Hollande, Petro Poroshenko e Vladimir Putin per trovare un accordo. Assente ingiustificata: Federica Mogherini, ennesima dimostrazione dell’irrilevanza di Lady Pesc a livello internazionale. L’accordo, dopo una trattative fiume di 13 ore, sembra essere raggiunto: il cessate il fuoco inizierà da domenica prossima. Ma sia Merkel che Hollande hanno sottolineato che “c’è ancora molto da fare”. “È un passo avanti importante– ha commentato la notizia Matteo Renzi– per quello che abbiamo letto come un ottimo risultato”. Il baratro di un nuovo conflitto europeo sembra essere evitato. Per il momento.
Cose di casa
Ma non sono solo le questioni internazionali a preoccupare il premier in questi giorni. Il dibattito continuo alla Camera per approvare la riforma costituzionale, il decreto fiscale rimandato a maggio, quello sulle banche popolari, la strage dei 300 migranti sulle coste siciliane. E’ notizia di stamani inoltre che la procura di Roma ha aperto un’inchiesta sui movimenti di borsa delle Popolari. Proprio quelle che il governo vorrebbe riformare. “Il sistema di credito italiano è solido– ha assicurato Renzi all’uscita del prevertice– e se ci sono sofferenze, ci sono le autorita’ di garanzia, Bce e Bankitalia, in condizioni di intervenire”. Poi una postilla sulla strage di Lampedusa. Già ieri aveva difeso l’operazione Triton e annunciato di portare la questione al tavolo odierno. Oggi ha ribadito: “per noi italiani sara’ importante sottolineare la questione Libia; credo che non abbiano senso le polemiche e le strumentalizzazioni fatte in queste ore”.
Giacomo Salvini