“Emerge amplissima la sussistenza della eccezionale portata delle ravvisate esigenze cautelari che a fronte di una programmata e dunque deliberata volontà di fuga consentono di ritenere le esigenze cautelari di un non comune, spiccatissimo e allarmante rilievo tale da superare il divieto di custodia cautelare per gli ultrasettantenni”. Con queste parole il Tribunale del Riesame di Palermo ha respinto la richiesta degli avvocati di Marcello Dell’Utri contro l’ordinanza di custodia cautelare.
L’ex senatore non si trovava in Libano per motivi di ordine personale e, scrivono i giudici del riesame, “é del tutto indimostrata la circostanza secondo cui Marcello Dell’Utri sarebbe stato inviato a Beirut su preciso incarico, al fine di svolgere attività di supporto politico e/o professionale”. La Corte di Palermo dunque smentisce quanto dichiarato da Silvio Berlusconi poche ore dopo l’arresto di Dell’Utri avvenuto a Beirut lo scorso 12 aprile.
Secondo i magistrati, presieduti da Giacomo Montalbano, il fatto che il fondatore di Forza Italia si trovasse in Libano per scappare dalla sentenza della Cassazione sulla sua condanna per mafia prevista per il 15 aprile, è avvalorato dalle modalità del viaggio. L’ex senatore, infatti, ha scelto di volare a Beirut non da Milano, città nella quale risiede, bensì da Parigi, dimostrando così, per i giudici, la volontà di “eludere, in territorio nazionale, le procedure di controllo di passaporti cui sarebbe stato sottoposto se avesse utilizzato il volo Milano-Beirut trattandosi di rotta esterna all’area Schengen”.
Il Tribunale del Riesame, inoltre, considera del tutto “irrilevante” il fatto, sottolineato dai legali di Dell’Utri, che in Libano l’ex senatore avesse continuato ad usare il cellulare e la carta di credito permettendo così la sua localizzazione. Ciò che appare invece rilevante agli occhi dei giudici è la consistenza del bagaglio di Dell’Utri (due valigie per più di 50 chili di peso) e l’ingente somma sequestrata (circa 30.000 euro).
Ora l’ex senatore si trova a Beirut ricoverato in ospedale e vi resterà, data la sentenza del Riesame, fino al 9 maggio, data in cui la Cassazione dovrà pronunciarsi sulla sua condanna. Intanto l’11 maggio scade il limite massimo per l’estradizione, fissato dalla legge libanese in trenta giorni.