La Juventus è un’armata. Inaffondabile in Italia, quantomeno competitiva in Europa. A chi restano ancora dubbi sulla reale forza dei bianconeri, sia in termini tecnici che caratteriali, consigliamo di rivedere e rianalizzare la prodigiosa vittoria contro la Fiorentina in Coppa Italia: 3-0 al Franchi, al termine di una prestazione sopra le righe, ottenuta nonostante l’assenza di cinque titolari inamovibili. Già, quella che ieri ha strapazzato la Viola di fronte ai propri tifosi era la “Juve due”. Le “riserve” non hanno fatto prigionieri ed hanno dato, ancora una volta, un’enorme garanzia a mister Allegri, in vista del finale di stagione che si preannuncia infuocato.
Il Milan soffre, la Juventus sorride
A qualche centinaio di chilometro di distanza, negli uffici di Via Turati, si vivono situazioni completamente all’opposto. Si vocifera di un dottor Galliani stranamente nervoso, che si mangia le mani ad ogni vittoria dei bianconeri. Sì, l’altra grandissima del nostro calcio naviga in acque torbide, che le due vittorie consecutive contro Cagliari e Palermo non possono bastare a schiarire. E dire che le opportunità al Milan non sono mancate. Anzi, i rossoneri sono stati vicini così a diventare la Juve di turno. Come di dovere, la differenza l’hanno fatta le scelte societarie. E i ricorsi storici evidenziano quanto il Diavolo sia stato la causa dei propri mali e il motivo delle gioie juventine.
Pirlo e il post calciopoli
Tutto comincia nell’estate del 2011. Il Milan non da spazio ai nostalgici e decide di avviare una rifondazione di uomini e giocatori. Tra le vittime sacrificali c’è un certo Andrea Pirlo, che in carriera ha vinto praticamente tutto. La Juve, che si riaffaccia al campionato dopo due settimi posti e con Conte in panchina, decide di puntare forte sul bresciano. I rossoneri se ne liberano, i bianconeri lo acquistano a parametro zero. Sarà qualcosa di molto simile al colpo del secolo, con Pirlo artefice principale della vittoria del primo Scudetto post-calciopoli ai danni proprio del Milan.
Tevez e Allegri, la storia recente
Pochi mesi dopo, precisamente nell’agosto del 2012, I rossoneri delusi dalla débâcle del secondo posto, tentano il tutto per tutto per arrivare a un campione che possa ridare linfa alla squadra: Carlitos Tevez, attaccante allora in forza al City. Galliani prova a cedere Pato al PSG e ad acquistare l’Apache. Berlusconi, non si sa bene perché, blocca l’affare. La Juventus vincerà altri due Scudetti, trascinata tra gli altri ancora da Pirlo, e nel 2013 acquisterà proprio Tevez: ad oggi è un giocatore straordinario, trascinatore dentro e fuori dal campo.Per completare l’opera, nell’estate del 2014 la Juventus decide di affidare la propria panchina a Massimiliano Allegri, esonerato dal Milan un anno e mezzo prima per fare posto ad illustri successori (Seedorf e Inzaghi). Allegri riuscirà nell’arduo compito di migliorare la Juve di Conte, con una mentalità ancora più vincente e nuovamente più Europea. Ad oggi, il buon Max è ai quarti di Champions, ha praticamente vinto il campionato ed è in Finale di Coppa Italia. Tre decisioni tre. Questo è quello che ha deciso le recenti sorti di Juventus e Milan. I bianconeri le hanno indovinate tutte, i rossoneri le hanno sbagliate tutte. E negli errori di valutazione del Milan (considerare finito un fenomeno come Pirlo, lasciarsi scappare un campione come Tevez ed esonerare un mister come Allegri) ci sono tre assist a porta vuota che la Juve, con esperienza e meticolosità, non si è lasciata sfuggire. Dal canto suo Galliani insiste nel dire che l’arma in più di questa Juve è lo Stadium. E sia. Ma dove sarebbe questo Milan con Tevez, Pirlo e Allegri? Nessuno può saperlo. Semplicemente perché ora li ha la Juve, e se li tiene stretti. Anzi, strettissimi.
Antonio Fioretto