La ripresa è arrivata, dopo essere stata agognata, e i dati Eurostat lo certificano, il PIL progredisce in quasi tutta Europa. Il problema è che si tratta di una crescita più diseguale che mai, con un progresso annuo dell’eurozona dello 0,9% che però è una media di vari valori che passano da una recessione del 1,9% per Cipro e dello 0,3% per l’Italia al +2,6% dell’Estonia o anche al +2% della Spagna. Di seguito vediamo, dai dati Eurostat, la crescita congiunturale, trimestre su trimeste e quella corrispondente sull’anno precedente.
La novità per l’Italia è che siamo finalmente a crescita zero, e non caliamo più, a livello congiunturale, un risultato del resto raggiunto anche nel primo trimestre, ma ora l’ottimismo è più alto per i fattori esterni di cui abbiamo già parlato.
Il problema però rimane lo stesso da circa 20 anni, sia che cresciamo sia che siamo in recessione, i numeri della nostra crescita sono costantemente inferiori a quelli degli altri partner della UE: a livello congiunturale siamo stati i peggiori dopo Cipro, la Grecia e la Finlandia, e solo la Francia, tra i grandi Paesi ci fa compagnia con la crescita congiunturale e tendenziale anemica allo 0,1% e 0,2% rispettivamente.
Sono però Spagna e Germania i due riferimenti che devono farci riflettere.
Spagna: +2% a fine 2014, prosegue la robusta ripresa, staccata l’Italia
La Spagna faceva parte dei PIIGS assieme a noi, ha goduto del salvataggio delle proprie banche da parte del Fondo Salva Stati per 41 miliardi, e in cambio ha avviato riforme molto più dure di quelle italiane, a cominciare dalla decurtazione delle tredicesime per i dipendenti pubblici a un grande aumento della flessibilità del lavoro. Ne avevamo parlato.
I risultati della strategia spagnola, che comprende anche una pressione fiscale inferiore di circa il 10% rispetto a quella italiana, si vedono:
La Spagna è l’unico Paese che può vantare, tra i PIGS (qui senza l’Irlanda), una vera crescita, di ben il 31,6% dal 1999, contro il 4% italiano, e non si può parlare di bolla come nel caso greco, visto che l’aggiustamento dopo il 2008 c’è stato, ma ha annullato solo una parte ridotta dei progressi del decennio successivo al 2000.
Crescita: in Germania aumentano i consumi, smentite le cassandre
L’altro caso è la Germania. Si era parlato di un rallentamento del Paese, dovuto al fatto che per una sorta di miopia economica e attenzione solo al deficit, la Germania non avrebbe favorito i consumi interni e, imponendo l’austerità ai vicini, neanche quelli di Paesi principali clienti della propria economia. Non è così, la Germania, nonostante sia una società anziana e in calo demografico, è cresciuta dello 0,7% a livello congiunturale, e del 1,6% anno su anno.
Un aspetto fondamentale della crescita tedesca è che, come sottolinea l’istituto di statistica, Destatis, si è trattato soprattutto della crescita dei consumi interni, e poi della formazione di capitale fisso, ovvero investimenti, nel campo dei macchinari, soprattutto nelle costruzioni. Infine è proseguito l’aumento delle esportazioni.
Questi sono dati che non denotano solo l’evidenza statistica di una ripresa, ma anche la fiducia del sistema economico tedesco, dalle aziende ai cittadini soprattutto, in una crescita futura, se anche l’edilizia cresce.
E l’aumento dei consumi certo stride con l’immagine di parte di tanti commentatori economici che vedono la crescita e il benessere tedesco basato solo sulle esportazioni, su una sorta di “dumping” salariale, su stipendi bassi e/o stagnanti che diminuiscono il costo del lavoro e favorirebbero le merci tedesche ai danni di quelle del resto d’Europa.
Non è così, l’aumento dei consumi in Germania testimonia che si tratta di una crescita omogenea, di cui i cittadini stessi beneficiano.
A testimonianza di questo, vi è stata la creazione di 412 mila posti di lavoro, l’1% in più in un anno, raggiungendo così la cifra di 43 milioni di lavoratori, un record per la Germania.
A dimostrazione di come si tratti delle riforme che mirano a recuperare produttività del sistema, come quelle implementate in Spagna dal 2011, o in Germania dal 2004 nel campo del lavoro, ma non solo, che nel medio-lungo periodo danno risultati, in grado di sconfiggere la recessione.