Libia, Gentiloni: “L’Italia è pronta a combattere”. I miliziani jihadisti avanzano. Ora anche Sirte, città che nel 1912 era stata occupata dagli italiani in seguito alla guerra italo-turca, è in mano all’Isis. La distanza tra il capoluogo libico e le nostre coste è tutt’altro che proibitiva. Il ministro degli Esteri Gentiloni, allarmato, ha già dichiarato che, se dovesse fallire la mediazione dell’Onu, siamo “pronti a combattere, in un quadro di legalità internazionale”. Poiché in questo caso, bisognerà pensare “con le Nazioni Unite a fare qualcosa in più”.
Gentiloni: “La situazione si sta deteriorando”
Sulla mediazione in corso, il titolare della Farnesina ha aggiunto: “Sosteniamo la mediazione dell’Onu, ma la situazione si sta deteriorando”. Insomma, l’Isis si avvicina sempre di più alle coste italiane. Minacce più o meno indirette sono già arrivate a Roma. A riguardo il ministro Gentiloni chiarisce: “Per ora sono farneticazioni propagandistiche quelle che parlano della bandiera dell’Isis su San Pietro, ma sono farneticazioni che non possiamo sottovalutare”.
Ipotesi combattenti Isis tra i migranti
L’allarme lanciato dagli analisti è che dallo “Stato fallito”, come lo ha definito Gentiloni, possano partire combattenti dell’Isis. Questi potrebbero infiltrarsi tra gli innumerevoli disperati che lasciano la Libia per raggiungere le coste italiane. Intanto l’Ambasciata italiana ha suggerito ai connazionali di lasciare “temporaneamente” la Libia. Gli italiani nel paese nord africano sono ancora tanti. Tra questi vi sono i dipendenti dell’Eni. L’ente in merito ha fatto sapere che il suo personale è circoscritto “ad alcuni siti operativi offshore”.
Berlusconi dice sì a intervento militare
La posizione del governo è condivisa da Silvio Berlusconi. “Accogliamo con favore l’intento del governo di non abdicare alle responsabilità che ci derivano dal ruolo che il nostro paese deve avere nel Mediterraneo” scrive Berlusconi in una nota. “Un intervento di forze militari internazionali, sebbene ultima risorsa, deve essere oggi una opzione da prendere in seria considerazione. L’Italia – prosegue Berlusconi – non può tollerare la minaccia derivante dall’esistenza di un califfato dichiaratamente ostile alle proprie porte, sulle coste di uno Stato, la Libia appunto, ormai totalmente fuori controllo e distante poche centinaia di chilometri dalle nostre coste”.