Analisi Demos su Repubblica: L’Italia e il tripolarismo imperfetto
Tre squadre, ma in realtà solo una ha realmente la possibilità di vincere il campionato, le altre possono accontentarsi, almeno per il momento, di aggiudicarsi qualche partita o di segnare qualche goal più o meno spettacolare. Utilizzando una metafora calcistica si può introdurre uno dei concetti dell’analisi Demos di Ilvo Diamanti, pubblicata da Repubblica. Quali sono i tre schieramenti in campo? Il primo è certamente il Pd, capitanato e guidato da Matteo Renzi, il secondo è una squadra giovane ma aggressiva, il M5S di Beppe Grillo, la terza è una compagine in cerca di organizzazione e rappresenta principalmente Forza Italia e la Lega. Quello che c’è in gioco, però, è ben più serio, riguarda l’assetto politico e democratico dell’Italia che verrà.
L’analisi parte dalle vicende di questi ultimi giorni accadute in Parlamento. Renzi deciso a rispettare la sua tabella di marcia, i 5 stelle che fanno “catenaccio” e resistenza contro la riforma costituzionale presentata dal Governo. L’aiuto ai pentastellati viene dato da un gruppo eterogeneo che va da Brunetta a Vendola. Cosa si può leggere in questa situazione? Diamanti sulle pagine del quotidiano sostiene che da una parte c’è la “democrazia decisionale e personalizzata, di Renzi. Dall’altra, la “contro-democrazia” (come la chiama Rosanvallon), la democrazia della sorveglianza di Beppe Grillo. Un modello che spiega, in larga misura, il consenso di cui, oggi, sono accreditati i due principali soggetti politici, dai sondaggi.” Nella sua analisi elettorale, il giornalista, sottolinea come il Pd sia indiscutibilmente primo essendo indicato intorno al 36-37%, ma anche come il Movimento Cinque Stelle, stimato intorno al 18-19%, sia il secondo partito con un buon margine sulla Lega e Forza Italia, al 14-15%. Dove trae la sua forza il movimento di Grillo? “Con la base del dissenso verso le istituzioni e gli attori politici, molto estesa in Italia. Un disagio senza voce e senza bandiere. Senza storia e senza utopia“, questa è la risposta chiara e semplice dell’opinionista. Passando ai dati dell’istituto Demos, si può notare come l’elettorato cinque stelle non nutra elevata fiducia nel Presidente della Repubblica ( 30% vs il 60% generale) e sia molto scettico nei confronti del Parlamento ( solo il 5% nutre fiducia in questa istituzione). Si può affermare a questo punto che sia semplicemente riconducibile ad una forza anti-politica? Diamanti analis Demos alla mano non segue questa tesi: è vero che un terzo dell’elettorato del M5S si riconosce solamente nella divisione alto/basso, ma è anche vero che il bacino elettorale è costituito da persone che si dichiarano di destra (18%), di sinistra (20%) e anche di centro (20%). In quest’ultimo anno, tra l’altro, è diminuita sensibilmente la sensazione di un movimento personalizzato da Grillo. Tra i simpatizzanti la sua popolarità è al 70%, dato di fiducia più basso rispetto ai leader dei principali partiti. Sintetizzando il concetto espresso, si potrebbe definire un voto contro la democrazia rappresentativa nella sua globalità.
Cosa succede,invece nel campo del centro-destra? Semplicemente, ancora regna il caos. La leadership di Salvini ancora non è emersa del tutto. La Lega è pronta a scommettere sempre più sul modello Le Pen, con un’azione forte anche al sud, concentrata sul fronte anti-euro e anti-sistema, mentre Forza Italia, per adesso è sempre legata al destino del suo leader e fondatore, Silvio Berlusconi. Appare, così, evidente come nessuno dei due movimenti ancora si possa intestare la leadership.
Ecco dunque in cosa consiste il “tripolarismo imperfetto” teorizzato da Diamanti. Renzi non ha avversari credibili, i Cinque Stelle si pongono non come forza di governo, ma come movimento anti sistema e a destra vince, per il momento la disgregazione. Il Presidente del Consiglio, dunque, si trova in una situazione simile a quella della Dc della Prima Repubblica. In quel caso, però, era la situazione internazionale a disegnare lo scenario. A rendere ancor più delicata la situazione di questa “Repubblica extra-parlamentare” c’è il fatto che nessuno tra Renzi, Grillo, Salvini e Berlusconi sieda a Montecitorio o a Palazzo Madama.
Visto il particolare ma soprattutto instabile e delicato equilibrio politico-istituzionale, è’ bene concludere questo articolo (basato sui dati dell’analisi Demos) con una avvertenza, sul metodo e sui modi utilizzati per le riforme Costituzionali, che l’autore lancia a Renzi ed al Governo: “è difficile, oltre che discutibile, riformare la Costituzione e le regole della democrazia senza dialogo e senza condivisione. Tanto più se il partito di maggioranza – l’unico soggetto politico effettivamente organizzato – è, comunque, “minoranza” (per quanto larga) fra gli elettori. E riesce a garantirsi la maggioranza, alle Camere, attraverso alleanze variabili e la transumanza di diversi parlamentari”.