Il governo torna sui suoi passi per quanto riguarda il falso in bilancio. Stando alle ultime indiscrezioni fornite dall’Ansa, l’esecutivo Renzi sarebbe orientato ad eliminare le soglie di non punibilità per le società non quotate: il precedente testo del ddl governativo disponeva infatti che la pena non dovesse scattare per falsità o omissioni tali da determinare un’alterazione del risultato economico non superiore al 5%. Il ddl anticorruzione – nella versione originaria presentata dal senatore Pd Piero Grasso – cancellava le soglie di non punibilità per i falsi in bilancio sotto il 5% dell’utile di esercizio e l’1% del patrimonio netto. Lo scorso 8 gennaio il governo però le aveva ripristinate in Commissione giustizia al Senato con un emendamento ad hoc salutato con favore dal guardasigilli Andrea Orlando. Ora l’ennesimo dietrofront.
Falso in bilancio: il “doppio binario” di punibilità
Il testo definitivo, una volta limato, approderà alla Commissione giustizia al Senato, dove è in corso l’esame del ddl anticorruzione che prevede anche misure in materia di falso in bilancio. Al posto delle soglie sarà molto probabilmente introdotta una differenziazione legata al volume d’affari della società, con un “doppio binario” di punibilità: pene da 2 a 6 anni per il falso al di sopra di un certo volume di affari, da 1 a 3 anni al di sotto. La cifra in questione dovrebbe aggirarsi intorno ai 600mila euro, ma il governo ci sta ancora riflettendo, pertanto l’entità della somma è ancora suscettibile di modifiche. Il doppio binario di punibilità dovrebbe dunque garantire alle società più piccole – che non sempre possono contare sulle competenze tecniche delle aziende più grandi – una minore esposizione in caso di errori.