Impazzano le agenzie di stampa. In rete le anticipazioni condensano dichiarazioni ad opinioni contrapposte. Silvio Berlusconi è così e lo è sempre stato. Da vent’anni a questa parte, in campagna elettorale, si presenta in qualsiasi talk show politico (delle sue televisioni e non) e mette su soliloqui e giaculatorie per acchiappare il maggior numero di voti. Vero è, che mai come stavolta lui e il suo partito si trovino in una situazione di estrema difficoltà: indietro nei sondaggi rispetto a Renzi e Grillo, dilaniato dalle divisioni interne ma soprattutto condannato, decaduto, ineleggibile ed affidato ai servizi sociali. L’intervista che andrà in onda stasera a Piazza Pulita su La 7 è un insieme di tutto ciò.
Golpe bianco. Da giorni l’ex Cav e i suoi vanno ripetendo la storia del presunto Colpo di Stato di Napolitano del 2010. La vicenda era già stata introdotta da Alan Friedman nel suo Ammazziamo il Gattopardo riferendo di alcuni dialoghi tra il Capo dello Stato e Mario Monti nell’agosto 2011. Berlusconi nei giorni scorsi ci è andato giù pesante, parlando di una trattativa tra Napolitano e Gianfranco Fini che a fine 2010 si staccò definitivamente dal Pdl e dalla maggioranza. Il capo dello Stato, secondo il Cavaliere, avrebbe promesso al leader di An l’incarico di formare un nuovo governo: “Nel 2010 – dice a Formigli- si era fatto parte attiva affinché Fini spostasse una parte dei suoi parlamentari a sinistra, formando una nuova maggioranza rispetto a quella eletta dagli italiani e dando vita a un governo di cui lui avrebbe avuto l’incarico”. I nomi dei testimoni non ci sono ancora ma “se dovesse uscire una necessità anche giurisdizionale di chiarimento i nomi si faranno”. Si sono già fatti avanti anche alcuni ex finiani. Come rivela questa mattina il Giornale, l’ex An Amedeo Laboccetta ricorda una frase di quel periodo di Fini: “Napolitano è della partita” e anche il braccio destro dell’ex Presidente della Camera, Fabio Granata ha riferito al Fatto Quotidiano che ci fu “una regia di Napolitano”. L’ultima dichiarazione sul caso è di un tal “Antonio” da Roma (così si è definito) intervenuto a La Zanzara venerdì scorso: “Ci fu una riunione con Fini, c’erano la bellezza di 12 persone del Pdl. Fini mise in viva voce la telefonata di Napolitano, per dimostrare che erano le alte sfere a dirgli di farlo”.
La grazia ‘motu proprio’. Dopo la condanna del primo agosto scorso, i contatti tra Berlusconi e Napolitano si erano fatti sempre più frequenti. Al Colle salirono a fine estate anche Gianni Letta e Fedele Confalonieri, ma mai si seppe il contenuto della conversazione. Fatto sta che la grazia a Berlusconi non è stata concessa anche se Napolitano con una nota ufficiale del Quirinale sembrava aver aperto a questa possibilità, a patto che Berlusconi ‘facesse il bravo’ e, più probabile, si ritirasse dalla politica. “Avevo chiesto a Napolitano la grazia, senza presentare alcun atto formale richiesta, avevo detto che aveva il dovere morale di assegnarla motu proprio” dichiara Berlusconi a Formigli.
I giudici, Renzi e Dell’Utri. Nonostante l’affidamento ai servizi sociali disposto dal Tribunale di Sorveglianza di Milano, imponga all’ex Cav di non attaccare più i giudici e la magistratura tutta, l’ex premier non si trattiene. E’ più forte di lui. “È una sentenza non solo mostruosa, ma anche ridicola. Tutto questo fra non molto verrà a galla”. Poi passa a Renzi che “non ha radici comuniste” e quindi “potrebbe stare tranquillamente in Forza Italia”. Un endorsement che farà rabbrividire il premier. La chiusura spetta comunque all’amico di una vita, al compagno di avventure Marcello Dell’Utri: “È una persona perbenissimo, torturato da 20 anni da un’accusa assurda, che deriva da un reato che non è previsto da codici ma è un’invenzione, concorso esterno in associazione mafiosa”.
Giacomo Salvini